Borse in plastica per la spesa Provincia cerca alternativa
La Provincia vuole mettere attorno ad un tavolo l’Azienda sanitaria e gli attori del settore della distribuzione organizzata trentina, per trovare una soluzione al problema posto dal divieto di commercializzare le borse di plastica. Lo anticipa l’assessore all’ambiente, Mauro Gilmozzi, rispondendo ad una interrogazione di Claudio Civettini (Civica Trentina) sulla «burletta nazionale delle borse per la spesa».
La «burletta» è relativa alla situazione che si è creata con il decreto legge 91 del giugno 2017 in base al quale «dal 1° gennaio 2018 possono essere commercializzate esclusivamente le borse biodegradabili e compostabili», i cosiddetti bioshopper. Lo stesso decreto ha disposto che queste borse biodegradabili e compostabili ammesse alla vendita «non possono essere distribuite a titolo gratuito».
Il bailamme scatenato tra i consumatori è noto, provocato anche dal fatto che la circolare esplicativa del Ministero dell’Ambiente del 4 gennaio, oltre a spiegare la ratio dell’obbligo del pagamento - per ridurre la commercializzazione dei sacchetti - ha chiarito che il Ministero della salute «è orientato a consentire l’utilizzo dei sacchetti di plastica monouso, già in possesso della clientela, che però rispondano ai criteri previsti dalla normativa sui materiali destinati al venire in contatto con gli alimenti». Nella sostanza, sacchetti «non utilizzati in precedenza». Una indicazione, riconosce Gilmozzi che «non ammette il riutilizzo dei sacchetti medesimi e quindi alimenta la produzione di rifiuti, per quanto compostabili e non plastici».
E l’utilizzo di sacchetti di carta, più o meno riciclata, come alternativa per l’asporto di alimenti sfusi? «La normativa non lo vieta» spiega l’assessore all’ambiente «stante sempre il rispetto della normativa igienico-sanitaria vigente. Da un punto di vista ambientale, in ogni caso, si rileva come anche questa soluzione comporterebbe la produzione di rifiuti, cartacei e non compostabili, nel momento in cui tali sacchetti debbano risultare, al pari di quelli compostabili, “non utilizzabili in precedenza”». Né è pensabile, come suggerito da Civettini, l’introduzione di agevolazione fiscali per l’acquisto di tali sacchetti: «Risulterebbero contrarie» sostiene Gilmozzi «alla opposta esigenza, sul piano della tutela ambientale, di disincentivare l’impiego di prodotti non riutilizzabili».
Dato però che la Provincia condivide l’indirizzo comunitario e nazionale di ridurre la produzione di rifiuti nel settore della distribuzione organizzata e il provvedimento che vieta la commercializzazione delle borse di plastica, va trovata una nuova soluzione. Anche perché è altrettanto importante, ribadisce l’assessore, «favorire il riutilizzo dei prodotti, nel solco della cosiddetta “economia circolare”». Il primo confronto, coinvolgendo Azienda provinciale per i servizi sanitari e supermercati, sarà al Tavolo di coordinamento del progetto «Ecoacquisti Trentini».
Lo scopo: «Verificare la praticabilità in Trentino di una soluzione diversa e condivisa, che permetta l’utilizzo di sacchetti o altri contenitori portati da casa dal consumatore e già utilizzati in precedenza, garantendo il rispetto della normativa igienico-sanitaria vigente, anche fissando le modalità del servizio e ponendo in capo agli addetti dei punti vendita l’onere di servire la clientela nell’acquisto degli alimenti sfusi».
Tempi prevedibili? «Presto per rispondere. Valuteremo al tavolo. Si tratta» spiega Gilmozzi «di evitare di fare cose che non servono al supermercato, rincorrendo una normativa troppo capziosa, eccessiva. Valuteremo ogni esperienza attivata, come i supermercati senza plastica all’estero, ogni soluzione che semplifichi le cose e renda più intelligenti le procedure, ovviamente nel rispetto degli standard stabiliti dallo Stato».