Sat, nei rifugi di montagna lotta al disagio mentale
Nella caotica estate dei rifugi c’è spazio anche per le iniziative sociali che vedono la montagna non solo come luogo di relax e via d’uscita dallo stress quotidiano, ma anche come importante aiuto per le persone più svantaggiate. A settembre partirà infatti il nuovo progetto promosso dalla Sat (Società degli alpinsti tridentini) che offre un’esperienza lavorativa retribuita a persone con disagi mentali vari. In collaborazione con alcune cooperative sociali trentine i pazienti saliranno in alta quota, accompagnati da un’educatore, e svolgeranno alcune delle mansioni tipiche dei rifugi.
«Esperienze nel rifugio» si basa sulla Montagnaterapia, cioè l’idea che la montagna e l’escursionismo facciano bene proprio a tutti. Un’approccio a carattere terapeutico finalizzato alla riabilitazione di individui con differenti disagi. Le esperienze cominceranno tra qualche settimana e coinvolgeranno sette rifugi trentini, resisi disponibili a questa bella iniziativa.
L’idea parte però da lontano. Il «rifugio sociale» nasce cinque anni fa in località Cinque Valli, sopra Roncegno. Lì si trova il rifugio Erterle, chiuso fino al 2013. L’Associazione Montagna Solidale decise di prenderlo in gestione e di creare, in collaborazione con alcune cooperative sociali trentine, un punto di aggregazione per stage di lavoro dedicati ai pazienti del Centro di Salute Mentale di Trento. L’idea è piaciuta molto alla Sat, che ora ha deciso di riproporla anche in altri rifugi di sua proprietà.
«Abbiamo pensato di riprendere questo progetto negli altri rifugi che si prestano per vicinanza e tipologia ad un progetto del genere - afferma Claudio Colpo, referente Sat del progetto - Per la prima volta quest’anno proponiamo questo “progetto campione”. A settembre faremo le esperienze lavorative, ognuna delle quali coinvolgerà una persona con vari disagi che verrà retribuita. Alla fine dell’esperienza vedremo come è andato il progetto. L’obiettivo è di allargare l’iniziativa ad altri rifugi il prossimo anno».
Gli stage nei rifugi dureranno quattro giorni. Nella prima giornata si sale al rifugio, ci si ambienta e vengono illustrate le caratteristiche del rifugio e delle attività da svolgere. Nella seconda e terza giornata vengono svolte le attività lavorative, per 5/6 ore giornaliere. Il quarto e ultimo giorno, dopo le ultime attività lavorative, viene chiuso lo stage e si ritorna a valle. Al termine di ogni singolo stage formativo ogni persona sarà ricompensata per il lavoro svolto con una retribuzione pagata dalla Sat.
I rifugi che hanno aderito al progetto «Esperienze nel rifugio» sono: Val d’Amola «G. Segantini», Mandron «Città di Trento», Val di Fumo, Rifugio «N. Pernici» alla Bocca di Trat, Rifugio Stivo «P. Marchetti», Rifugio Alpe Pozza «V. Lancia», Rifugio Altissimo «D. Chiesa».
Andrea Orsolin