Stasera arriva Santa Lucia: siete pronti?
Per alcuni, in Trentino, è solamente un giorno di fiera. Per altri è un’occasione per un piccolo regalo ai bambini. Ma per tantissime persone è una vera e propria ricorrenza, la più importante nel periodo che va da Ognissanti alla Befana.
Ed è il momento ufficiale dell’inizio del periodo natalizio, quello magico all’insegna di regali e vacanze, di neve e cioccolata calda, di cene e brindisi con amici e parenti. Stiamo parlando del 13 dicembre e della giornata di santa Lucia.
Tra storia e religioni, tradizioni e leggende, non è sicuramente un giorno come tutti gli altri. In provincia, a seconda della zona e delle usanze di ogni singola famiglia, la santa viene celebrata sia il giorno precedente, con la classica strozega, sia il giorno stesso, con l’arrivo dei regali.
Se in Veneto (e in altre zone d’Italia) i doni fanno rima proprio con il 13 dicembre, in Trentino ogni vallata si comporta in maniera differente: la gran parte dei bambini riceve i pacchettini nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, portati da Gesù Bambino e/o da Babbo Natale, ma per molti la giornata speciale per il nuovo Lego o per la nuova bambola è proprio il 13 dicembre.
In Valsugana e Rendena soprattutto, ma non vanno escluse altre zone, dalla val di Non a Trento, il giorno di santa Lucia è quello dei regali: e allora la notte prima si usa preparare sul davanzale un piattino con latte e biscotti per lei, senza dimenticare sale, farina e carote per l’asinello che la accompagna. Poi si va a dormire, con l’eccitazione di sapere che al risveglio quel davanzale sarà colmo di doni (sempre se ci si è comportati bene, naturalmente: su questo aspetto non c’è santa Lucia, san Nicolò o Gesù Bambino che tenga).
Un aspetto rituale importante e tradizionale per celebrare la santa siciliana avviene il giorno precedente, ovvero il 12 dicembre: è la strozega, ovvero, traducendo dal dialetto, lo strascico, il traino. Bambini e ragazzi in questi giorni preparano, a scuola o all’oratorio, a casa o con le varie associazioni, una lunga corda con lattine o bottiglie di plastica riempite con un po’ di sassi.
L’obiettivo è quello di fare più rumore possibile, trascinando le corte in una gioiosa sfilata nelle vie dei vari paesi, per attirare l’attenzione della santa cieca, che così porterà loro, nella notte, tanti dolci e tanti regali.
La strozegada avviene in tantissimi paesi e frazioni, e spesso alla fine della camminata c’è una figurante delle santa che distribuisce gli attesi sacchettini con mandarini, caramelle, bagigi e cioccolata ai bambini, insieme al fedele asinello. E, in pieno stile trentino, non mancano mai alpini e volontari delle Pro Loco che scaldano la serata con thè e brulè.
Dopo l’appuntamento della vigilia i piccoli vanno a dormire e la mattina seguente, il 13, al risveglio troveranno ad attenderli regali e altri dolci. E da quel momento in poi inizia ufficialmente il periodo natalizio, il più magico dell’anno.
LA STORIA, TRA RITI E TRADIZIONE
«Mamma, perché a Luca sono già arrivati tutti i regali e invece noi dobbiamo ancora scrivere la letterina?». La domanda, legittima e innocente, potrebbe essere quella di un qualsiasi bambino che, tra qualche giorno, è venuto a sapere che l’amico ha scartato decine di pacchetti la mattina del 13 dicembre, appena sveglio. Il tema è quello di Santa Lucia, una festa della tradizione italiana, e anche trentina, che ha però sfumature e ritualità differenti, a seconda delle varie zone.
L’ipotetica domanda del bambino, e soprattutto la storia legata a questa festività, l’abbiamo rigirata a Giovanni Kezich, antropologo e direttore del Museo degli Usi e dei Costumi di San Michele, cercando di capire meglio le radici di quello che in tante famiglie si festeggia il 13 dicembre, ovvero il giorno di santa Lucia.
Direttore, ci racconti le origini di questa festività.
Prima di tutto va sottolineato che santa Lucia fa parte di una serie di santi dell’Avvento, in senso più ampio quelli che vanno da Ognissanti alla Candelora. Si tratta di figure portatrici di luce e, spesso, anche di doni: si parte con San Martino e poi avanti con San Nicolò, santa Barbara, ma anche sant’Andrea, Tommaso e Antonio. Tutti in qualche modo legati al concetto di luce. Poi c’è un aspetto legato al maschio e alla femmina: se celebriamo un santo o una santa c’è una ragione, un significato, anche se è difficile da spiegare.
A seconda delle regioni, ma anche di vallate nella stessa provincia, i riti cambiano: a cerci bambini, ad esempio, i regali arrivano da Santa Lucia, non da Gesù Bambino.
È vero: la santa è portatrice di doni, come la Befana o appunto Gesù Bambino. Ma l’aspetto dei regali è solamente accessorio. Santa Lucia è più trasversale anche in Trentino, ed è molto sentita in Valsugana e nelle Giudicarie, ma anche a Trento. Poi c’è San Nicolò, festeggiato soprattutto in val di Fassa e nel roveretano.
Ci sono anche aspetti religiosi? Chi è più laico festeggia il 13 dicembre e chi più cattolico il 25?
Direi di no. La differenza è dove si festeggia, non come o quando. Tornando ai regali, molti dei santi che abbiamo elencato prima portano doni materiali e spirituali, ma poi c’è stata indubbiamente una deriva di tipo commerciale che ha spinto verso il Natale come momento per lo scambio di pacchettini.
Perché in molte zone del Trentino si fa la cosiddetta strozega?
È un rito come tanti altri e prevede il trascinamento di qualcosa di rumoroso sul selciato. Fare rumore significa svegliare gli spiriti dormienti della natura e, in questo caso, attirare l’attenzione della santa, che è cieca e quindi non può vedere i bambini. Sull’altopiano di Asiago c’è una tradizione del tutto simile alla strozega, ma in un altro periodo dell’anno, verso la primavera. Poi, nella tradizione di santa Lucia, c’è anche il dare da mangiare sia a lei sia all’asinello, mettendo sul balcone biscotti e latte, sale e farina. È un modo per accoglierli e ringraziarli del loro passaggio.