Per le neomamme sette spazi per allattare in università
Pochi giorni fa si è tenuta all’Università di Trento la seconda edizione della Winter School dell’Associazione Europea di Scienze regionali. Erano presenti 27 dottorandi e giovani ricercatori selezionati tra oltre 100 candidati. Tra di loro una neo mamma. La ricercatrice milanese Valentina Morretta con al seguito uno «scriciolo» di quattro mesi da allattare.
Vista la presenza di colleghi e relatori arrivati da varie parti del mondo, trovare uno spazio per poter allattare e coccolare per qualche secondo la piccola durante le pause era un bisogno decisamente sentito dalla ricercatrice. Un bisogno che l’Università non ha sottovalutato tanto che nella sede di via Tommaso Gar ha messo a disposizione una stanza, solitamente adibita ad infermeria, dove la neomamma poteva recarsi in ogni momento. «Un’attenzione che ho gradito moltissimo», spiega la protagonista.
Un bisogno, quello di avere spazi per le mamme, che l’Università di Trento ha ben presente e sul quale sta lavorando da tempo.
Ancora poche settimane, infatti, e saranno pronti sette spazi protetti dedicati all’allattamento, al cambio dei neonati ma che consentiranno di avere un angolo riservato anche a coloro che, per motivi di salute, hanno bisogno di un momento di tranquillità.
«Avvalendoci della collaborazione di una collega architetto - spiega la prorettrice Barbara Poggio - abbiamo pensato di creare degli spazi molto accoglienti anche dal punto di vista dell’arredamento e dei colori. I locali saranno segnalati all’ingresso delle varie sedi dove sono previsti e le persone che vorranno usufruirne potranno chiedere la chiave in portineria per entrare. Questo per garantire le condizioni igieniche e la privacy».
Queste sale sono previste a Mesiano, Povo, alla facoltà di Lettere, a Giurisprudenza, alla Buc (biblioteca universitaria centrale) e poi due a Rovereto.
«Le sale potranno essere usufruite dagli studenti e dai dipendenti, ma ovviamente non si dirà di no se qualche esterno chiederà di poter allattare o cambiare il proprio bambino in questi spazi», dice la prorettrice.
Anche in Università, come in altri enti pubblici, l’età media dei dipendenti si sta alzando, ma il bisogno di conciliare lavoro e famiglia, o studio e famiglia, è sempre sentito.
Tra il personale docente le donne sono 169 (448 uomini), mentre sono la maggioranza tra il personale amministrativo: 423 (252 uomini).
Sul fronte della conciliazione è da tempo che l’Università è impegnata a mettere in atto politiche che possano facilitare sia il personale amministrativo che quello docente.
«Tra le azioni storiche c’è la creazione del nido aziendale, che è nido di eccellenza con un’altissima qualità - ricorda Barbara Poggio - Poi abbiamo lavorato molto sul fronte figli con sportelli di supporto ai genitori con figli di età diverse, con percorsi di accompagnamento per aiutare il rientro dalla maternità e con attività estive per i figli gestiti da colleghi dei vari ambiti. Inoltre è da ricordare che siamo l’unica Università ad aver terminato il percorso per la certificazione del Family udit. Poi c’è il grande impegno sul fronte dello smart working (60 postazioni) e del telelavoro (25 postazioni), oltre naturalmente alla flessibilità lavorativa».