Due trentini nel club dei produttori di brandy artigianale di qualità
Ci sono anche due trentini fra i «Quattro moschettieri» che si sono uniti per rilanciare il brandy artigianale di alta qualità. Sono il cembrano Bruno Pilzer (nella foto, a sinistra)grande distillatore, produttore di grappe mitiche ma anche di un gin che spopola) e Mario Pojer (nella foto, a destra, della Pojer e Sandri, cantina che ha fatto la storia dell’enologia in Trentino).
Insieme a loro altri due nomi top del distillato italiano: Vittorio Capovilla e Guido Fini Zarri, che hanno deciso di puntare sul «Brandy Italiano Artigianale».
Nei giorni scorsi si sono dati appuntamento aMIlano, dove hanno presentato la novità alla stampa specializzata.
Per cominciare, hanno definito il brand: «Brandy Artigianale Italiano» deve essere un distillato di vino invecchiato in botti di rovere. Ma non solo: i quattro produttori hanno stilato un decalogo che introduce la qualità che fa la differenza. Quindi materia prima proveniente da uva in perfette condizioni; poi fermentazione seguita con attenzione senza l’aggiunta di anidride solforosa; terzo, scelta accurata degli alambicchi che siano in grado di estrarre delicatamente gli aromi del vino di provenienza.
E qui sta la sapienza deiquattro: «a secondo della stilistica si opterà per Charentais - sistema adottato in Cognac o Armagnac - oppure alambicco discontinuo a bagnomaria».
Infine l’invecchiamento, permettendo al distillato di vino di invecchiare per tutto il tempo necessario al fine di raggiungere l’equilibrio fra gli aromi naturali e l’alcool, secondo lo stile e il gusto di ognuno.
Finito? No: il disciplinare spinge oltre: «Non aggiungere aromi naturali o artificiali. Non aggiungere caramello o zucchero. Evitare qualsiasi manipolazione prima dell’imbottigliamento, effettuando unicamente la filtrazione a temperatura ambiente». Il tutto in un codice di autoregolamentazione pensato per produrre un brandy che porti con sé un carattere distintivo per ciascuno dei produttori.
A muovere i quattro, la decisa volontà di ridare dignità a questo distillato che per troppi anni è rimasto soffocato da un’idea di un Brandy distorta, cioè quella del correttivo del caffé da bar di qualità quantomeno discutibile, prodotto in grandi quantità ed in maniera industriale.
I Brandy Artigianali Italiani esistono già e sono stati presentati a Milano: sono il «Distillato di Vino 1995 – Capovilla»; Il «Brandy Italiano Assemblaggio Tradizionale 10 anni» Villa Zarri, e i due trentini. Ambizioso l’«Historiae - Brandy Portegnac 13 anni» di Pilzer e infine davvero raro l’«Acquavite DIVINO Dolomiti Vendemmia 2000 – Pojer & Sandri», che viaggia verso i 20 anni. Alla salute!