In Europa e Usa lente sulla sicurezza della protesi al seno
In Europa e Stati Uniti la lente delle autorità sanitarie è puntata sulla sicurezza delle protesi al seno per un possibile collegamento con l’insorgenza di una rara forma tumorale di linfoma non-Hodgkin (NHL) che si sviluppa a carico del sistema immunitario, il Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule (ALCL). Al momento, però, non è provato alcun legame causale tra protesi e insorgenza del tumore.
Anche il ministero della Salute italiano, che oggi pubblica sul proprio sito un aggiornamento sulla questione, già dal 2014 è parte attiva di una task force internazionale che monitora tale patologia a livello internazionale. Nel 2015, il ministero ha emanato una circolare con l’obiettivo di sensibilizzare tutti gli operatori sanitari del settore ad “una corretta diagnosi di ALCL in presenza di sintomatologia sospetta” e lo scorso febbraio ha ribadito le raccomandazioni per medici e pazienti in una lettera inviata agli Assessorati alla sanità di tutte le Regioni e Provincie Autonome.
In Usa, invece, si è appena conclusa una due giorni di audizioni nella sede dell’ente per la regolamentazione dei farmaci Food and drug administration (Fda) proprio per stabilire i rischi per la salute legati alle protesi al seno denunciati da molte donne. Ad oggi, si legge sul sito del ministero della Salute, “il data base ministeriale registra 41 casi (dal 2014 a febbraio 2019)” di tumori ALCL associati a protesi - in particolare le protesi mammarie a superficie testurizzata - mentre sono circa 51.000 le protesi mammarie impiantate ogni anno in Italia. Benché il numero di casi “risulti essere molto basso in rapporto al numero di dispositivi utilizzati - precisa il ministero - si ritiene utile e necessario continuare ad attenzionare la tematica”. I casi di ALCL associati a protesi e notificati attualmente in Europa sono 211, circa 800 quelli notificati a livello mondiale.