"Cacciatori di virus": ecco la mappa degli addetti al tracciamento
Regge per ora il contact tracing, anche se per il 28% dei positivi accertati sui 9.287 della settimana scorsa non si è riusciti a risalire all'origine del contagio. I "cacciatori di virus" delle Asl addetti al contact tracing sono riusciti a far partire il sistema del tracciamento dei contatti a rischio nel 100% dei casi in quasi tutte le Regioni tranne Liguria (64%), Lombardia (92,7%) e Toscana (92,7%).Per quanto riguarda il personale tutte le Regioni tranne Abruzzo, Calabria, Friuli Venezia Giulia rispettano lo standard minimo di un addetto al tracciamento per 10mila abitanti.
I dati del Ministero della Salute dimostrano che "nessun Paese come il nostro è riuscito fino ad ora a tracciare tanti cerchi per tracciare i contatti a rischio di contagio e contenere così la crescita della curva epidemica", spiega Dario Manfellotto, Presidente della Fadoi, la Società scientifica dei medici internisti ospedalieri che hanno assistito il 70% dei positivi ricoverati, in questi giorni in congresso.
Un tracciamento che "sta salvaguardando la popolazione, ma anche le nostre strutture ospedaliere, che grazie a un isolamento rapido dei positivi hanno subito un aumento modesto dei ricoveri di pazienti Covid". "Sta però anche a tutti noi - aggiunge Manfellotto - assumere atteggiamenti responsabili, perché,, dietro quel terzo di casi per i quali non si riesce a completare il tracciamento c'è il mancato rispetto delle regole che rende impossibile rintracciare gli innumerevoli contatti a rischio di chi non indossa mascherina, non rispetta le distanze di sicurezza e non si risparmia movida ed happy our".