Per i dipendenti provinciali un corso di "vita sana", e sarà obbligatorio
Un corso obbligatorio da seguire a distanza per “l’invecchiamento attivo e l’adozione di stili di vita salutari”. Questo il messaggio, parte di una lettera più lunga, ricevuto in questi giorni dai dipendenti della Provincia di Trento. D’altra parte la salute è il tema principale del periodo, la pandemia non sta solo provocando una grave emergenza sanitaria, ma ha costretto molte persone a una dose elevata di stress, limitazioni allo sport, oltre che alla modifica delle abitudini. Situazioni che possono portare a cattive conseguenze sulla qualità della vita. L’idea, dunque, è proprio quella di dare una spinta a rimettersi in forma dal punto di vista fisico, in modo da prevenire l’insorgenza di malattie croniche diffuse come diabete e problemi cardiovascolari.
Il corso di formazione, realizzato dalla collaborazione tra Provincia, Azienda sanitaria, Fondazione Bruno Kessler e L’Inail, verrà erogato nei prossimi mesi in Fad (formazione a distanza) a tutto il personale e avrà un durata di circa due ore, spiega Diego Conforti, direttore ufficio innovazione e sicurezza della Provincia: «L’obbligatorietà non è una forzatura, ma un richiamo a tenere uno stile di vita sano in modo di ridurre la possibilità di far emergere delle patologie. Inoltre il corso non è impegnativo, si sostanzia in pillole video con consigli per mettere solide basi a una vita sana: alimentazione, attività fisica ed evitamento di fumo e alcool. In prima battutta si parte con circa duecento lavoratori coinvolti per poi arrivare a superare i mille. Iniziando dai dipendenti Provinciali la volontà è quella di metterlo a disposizione anche dei privati».
Questa iniziativa nasce nel solco del precedente progetto “Key to health” che si è concluso nel 2019, dedicato ad alcuni dipartimenti della Provincia e all’Azienda Sanitaria. L’obiettivo era sempre quello di promuovere una vita salutare, ma la metodologia era diversa. Inizialmente veniva somministrato ai lavoratori un questionario anonimo sullo stile di vita, a cui seguiva un invio volontario al medico del lavoro dei risultati. Quest’ultimo, sulla base dell’analisi delle risposte, andava a individuare quei dipendenti che presentavano dei profili di rischio potenziale in ambito cardio-vascolare o diabetico, e proponeva loro un percorso di miglioramento: due visite con un medico competente per approfondire le cause e fissare un traguardo, oltre che una serie di incontri con un consulente dell’Azienda Sanitaria per il supporto al raggiungimento degli obiettivi.
«Alla fine di quell’esperienza avevamo fatto una sorta di manuale conclusivo, che è stato pubblicato, che individuava i vari segmenti organizzativi da cui è stato tratto il corso formativo proposto oggi a tutti i dipendenti della Provincia. Questo progetto si potrà poi replicare nel pubblico e anche in organizzazioni private» conclude Diego Conforti.