INTERVISTA. Mascherine anti Covid: perché le usiamo, come vanno usate e quando

di Giorgio Lacchin

 

Un anno fa è esplosa anche in Italia la pandemia da Coronavirus. Prima introvabili, poi a disposizione a prezzi molto elevati, ora oggetto indispensabile fuori dalle mura domestiche (…sempre se non arrivino in casa ospiti). Abbiamo fatto fatica ad abituarci e non sono pochi coloro che le vedono ancora come un fastidioso obbligo. Le mascherine sono tutto questo. E non c’è ancora la parola fine: gli esperti dicono che al loro utilizzo dovremmo rassegnarci anche nei prossimi mesi…almeno! Intanto in Austria è obbligatorio indossare il modello Ffp2. E la Provincia di Bolzano ne raccomanda l’utilizzo nei luoghi a rischio come bus e treni

«LA MASCHERINA VA CAMBIATA UNA VOLTA AL GIORNO»

Da lunedì scorso in Austria e Germania, sui mezzi di trasporto pubblico e nei negozi, è obbligatorio l'uso della mascherina Ffp2. E in Italia cosa succede: il governo ci sta pensando?, dice qualcosa?

«Nulla di nulla».

Paolo Betti è il presidente di Federfarma provinciale, l'associazione sindacale che raggruppa i titolari di farmacia in Trentino. Betti osserva che i trentini si sono abituati a indossare la mascherina ma non sempre la usano correttamente. E poi la gettano dove non dovrebbero.

Ovviamente, dottor Betti, sarebbe meglio usare la Ffp2.

«Se è per quello, meglio ancora sarebbe la Ffp3: più il grado di filtrazione sale, meglio è. Ma è improponibile: primo, per il costo; secondo, per la difficoltà di respirazione che una maschera come la Ffp3 comporta».

Secondo lei, perché in Austria e Germania hanno preso questa decisione?

«Mi piacerebbe saperlo. Vorrei capire se l'Organizzazione mondiale della sanità si è espressa in qualche modo. Certamente in Italia, come le dicevo, la scelta di un tipo di mascherina piuttosto che un altro non è tema di dibattito».

Ma lei come giudica l'uso che i trentini ne fanno?

«Il cittadino è molto responsabile. Oggi è una necessità uscire di casa con la mascherina, proprio come avere il cellulare: se esci senza, torni indietro».

I trentini rispettano la norma.

«C'è solo una cosa».

Quale?

«Forse non siamo attenti al modo in cui va utilizzata e poi gettata via. Certe volte l'abbandoniamo in luoghi non idonei, invece che smaltirla».

Potrebbe diventare un problema ambientale?

«Altroché! Facciamo due conti: in Trentino siamo in 500mila e possiamo ipotizzare che ogni giorno vengano utilizzate 250mila mascherine. E siccome la pandemia va avanti da 300 giorni, da marzo abbiamo utilizzato più o meno 75 milioni di mascherine».

Niente male.

«C'è chi la utilizza correttamente, cambiandola ogni giorno, chi invece la riutilizza molte volte».

Ed è grave?

«Per cominciare, sarebbe meglio toccare solo la parte dietro le orecchie. Poi bisognerebbe cambiarla spesso».

Lo sappiamo. Magari non lo facciamo, ma lo sappiamo.

«Se una persona va a fare la spesa e la usa per dieci minuti, la può riutilizzare, ovviamente. Ma facciamo l'esempio di un muratore o una persona che sudi: in questo caso va cambiata più volte al giorno».

E un impiegato? Una persona che lavori alla scrivania?

«Dovrebbe usare una mascherina al mattino e una al pomeriggio».

Due al giorno?

«Sarebbe meglio. Il minimo, comunque, sarebbe di cambiarla ogni giorno. Se non lo facciamo, la mascherina diventa pressoché inutile. Pensi a quando l'appoggiamo sulla scrivania o sul tavolino del bar e poi la rimettiamo: rischia di essere contaminata e dunque veicolo d'infezione».

E sempre in Austria, da lunedì, il distanziamento fisico è stato aumentato a 2 metri.

«Una buona decisione. Ed è ovvio sia buona. Come se in macchina fossimo obbligati ad andare ai 30 all'ora: ci sarebbero meno incidenti, non crede?».

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