Nel mondo globalizzato sarà fondamentale colmare rapidamente il gap nell'accesso alle vaccinazioni covid nei Paesi poveri: al momento la gran parte delle dosi finiscono in poche nazioni del mondo, Italia compresa, ma è necessario accelerare per combattere realmente la pandemia mettendo al riparo tutte le popolazioni.

In queste ultime settimane ha aumentato la propria azione il programma Oms Covax, che ha appunto l'obiettivo di favorire le vaccinazioni nelle aree economicamente più fragili. Ciò grazie all'impegno dei Paesi donatori.

In proposito, nei giorni scorsi la Ue ha raddoppiato il finanziamento a Covax, l'iniziativa dell'Oms per garantire l'accesso al vaccino anti-Covid ai Paesi a basso reddito in tutto il mondo, portandolo a un miliardo di euro.

E la stessa regia dell'iniziativa internazionale Covax, promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in collaborazione fra gli altri con l'Unicef, per garantire un equo accesso globale ai vaccini contro la Covid-19, ha annunciato di aver già assegnato un totale di 337 milioni di dosi ai Paesi più poveri, a cui saranno consegnate nella prima metà del 2021.

In un documento di previsione preliminare di distribuzione dei vaccini, la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), la GAVI (l'Alleanza mondiale per i vaccini), e l'Oms hanno annunciato che l'assegnazione coprirà una media del 3,3% della popolazione totale di oltre 140 Paesi che accederanno al primo ciclo di consegne.

Tuttavia, Covax ha anche lanciato una serie di avvertimenti, ad esempio sui ritardi nella procedura di elenco delle somministrazioni di emergenza dell'Oms, le interruzioni nelle filiere di approvvigionamento e gli ostacoli relativi alla logistica.

Sudafrica, Capo Verde e Ruanda dovrebbero figurare tra i primi Paesi in Africa a ottenere le dosi di vaccino.

L'arrivo nel mercato di un vaccino semplice da conservare, manipolare e somministrare, come il Johnson&Johnson (che prevede una sola dose per persona), dovrebbe consentire un'accelerazione della campagna.