Almeno la metà degli interventi chirurgici programmati vengono rinviati a causa dell'emergenza covid
Con l'ondata di ricoveri in corso, negli ospedali italiani torna uno scenario simile a quanto accaduto nel 2020, specialmente a causa dell'occupazione di posti in terapia intensiva per pazienti covid che non consente di procedere con operazioni previste per altri malati, anche oncologici. La Società italiana di chirurgia parla di "drammatica riduzione degli interventi", dal 50 all'80% a seconda delle regioni
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ROMA. Medici e infermieri trasferiti nei reparti Covid, posti letto occupati dai contagiati, rianimazioni piene di casi gravi.
Con il risultato che per gli interventi chirurgici si sta riproponendo la medesima situazione già vissuta nel 2020.
A lanciare l'allarme è la Società italiana di chirurgia (Sic) che parla di "drammatica riduzione degli interventi", dal 50 all'80% a seconda delle regioni. Non solo: spesso non è possibile operare neanche i pazienti con tumore perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nella fase postoperatoria.
Forte preoccupazione per le crescenti difficoltà in tutte le regioni ad operare i pazienti che necessitano di interventi chirurgici è stata espressa dal presidente della Società italiana di chirurgia (Sic) Francesco Basile.
"Posti letto di chirurgia dimezzati, blocco dei ricoveri in elezione, terapie intensive riconvertite per i pazienti Covid, infermieri e anestesisti delle sale operatorie trasferiti nei reparti dove sono ricoverati i contagiati", spiega, "a Modena, per esempio, dal 13 gennaio l'attività chirurgica non andrà oltre il 20% rispetto all'attività ordinaria.
Tra le regioni dove la situazione è più pesante ci sono Val d'Aosta, Lazio, Toscana, Lombardia, Campania, Sicilia, Sardegna dove attualmente siamo a non più del 50% dell'attività chirurgica".
Insomma, "le Aziende sanitarie sono costrette a destinare ampi spazi di ricovero ai pazienti Covid e le terapie intensive sono occupate principalmente da no vax".
Basile poi ricorda che nel 2021 non si è riusciti, nonostante l'impegno delle autorità sanitarie e dei chirurghi, a smaltire le liste di attesa accumulate nel 2020 per patologie chirurgiche nonostante in molte regioni siano state organizzate sedute operatorie aggiuntive su specifici progetti, "adesso le liste di attesa torneranno ad allungarsi a dismisura, ci si trova praticamente nella stessa situazione del 2020, che ha portato come conseguenza 400.000 interventi chirurgici rinviati, notevole aumento del numero dei pazienti in lista di attesa e, ciò che è più pesante, si è assistito all'aggravamento delle patologie tumorali che spesso sono giunte nei mesi successivi in ospedale ormai inoperabili".
Per trovare una soluzione, la società scientifica proporrà al ministero della Salute linee guida alle regioni per uniformare e garantire l'attività chirurgica; la creazione di percorsi differenziati per i pazienti chirurgici che non risentano delle esigenze dei pazienti Covid; il ripristino del personale infermieristico e anestesiologico dei blocchi operatori; il mantenimento dell'efficienza degli screening territoriali e della diagnostica di primo e secondo livello per i pazienti oncologici e la necessità di preservare in ogni ospedale un numero adeguato di posti letto no Covid in terapia intensiva per i pazienti oncologici da operare.
La Sic chiederà anche l' assunzione di chirurghi per aumentare il numero di prestazioni: "La situazione è veramente delicata, bisogna agire adesso per evitare che la corretta attenzione alla pandemia possa gravare eccessivamente sulla salute dei pazienti chirurgici".