Guerra / L'allarme

Conferenza delle Regioni, ok al Piano di emergenza nucleare. Si intensifica il monitoraggio della radioattività per i timori legati al conflitto in Ucraina

A Roma il governo ha aggiornato il documento nazionale sulle contromisure da prendere nel caso di contaminazione: si prevede la raccomandazione e non uscire di casa, a non mangiare prodotti coltivati in loco, a valutare la terapia con pillole di iodio. Al momento le misurazioni della radioattività consentono di stare tranquilli: non ci sono anomalie

L'ATTACCO Bombardata la centrale atomica di Zaporizhazhia
LE BOMBE Colpito un impianto di medicina nucleare a Kharkiv

ROMA. Via libera dalla Conferenza delle Regioni al Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari.

La preoccupazione è aumentata in seguito agli eventi dopo l'invasione russa dell'Ucraina, con Mosca che ha preso il controllo su due siti, quello dismesso ma contenente molte scorie radioattive a Chernobyl (teattro del catastrofico incidente nel 1986) e l'impianto in attività di Zaporizhzhia, colpito dai missili.

Negli ultimi giorni è aumentata anche la sorveglianza da parte delle aziende sanitarie, che hanno intensificato il monitoraggio del territorio con le misurazioni della radioattività. Anche in Trentino il livello di radioattività viene regolarmente verificato. Al momento non si segnalano anomalie.

"Proprio per consentire una rapida approvazione si sono svolte diverse riunioni di confronto con le amministrazioni centrali e fra le Regioni. Tutto ciò ha portato a un testo condiviso", ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Il parere favorevole al Piano è stato reso nella Conferenza Unificata di oggi.

"Rispetto alla iodoprofilassi chiediamo al governo - ha aggiunto Fedriga - di facilitare la distribuzione dello iodio stabile, anche con riferimento alla sua classificazione farmacologica, e di emanare un documento attuativo integrativo che specifichi tempistiche, modalità, attività di comunicazione, soggetti coinvolti, ruoli e responsabilità".

In Italia il governo ha aggiornato due giorni fa, dopo dodici anni il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, proprio in seguito agli allarmi per il pericolo atomico scattati in Ucraina.

Come noto, gli eventi bellici restano uno dei principali elementi di rischio legati alla presenza di impianti per la produzione di energia da fonte atomica.

Fra i punti del Piano, il riparo al chiuso, con porte e finestre serrate e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, iodioprofilassi e controllo della filiera produttiva.

Inoltre un'azione di intervento in tre diverse fasi, da prendere in considerazione in base all'evoluzione dello "scenario incidentale considerato", valutando le differenze tra un impianto nucleare posto entro i duecento chilometri dai confini nazionali e uno oltre quella distanza oppure per un incidente in territorio extraeuropeo.

Il Piano "individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati 'oltre frontiera', ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extraeuropei".

Per quanto riguarda la situaizone in Ucraina, le stesse autorità nazionali chiariscono che non c'è alcun allarme nucleare.

"Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l'intera popolazione", chiarisce l'Istituto superiore di sanità che, insieme a varie società scientifiche, invita a non usare farmaci 'fai da te', mentre è raccomandato l'uso di sale iodato.

Dunque anche un invito alla calma, dopo il boom di richieste, segnalato in alcune farmacie, delle pillole di 'iodio stabile': una corsa all'acquisto provocata dalla paura di dover fronteggiare con il farmaco eventuali diffusioni nell'aria di iodio radioattivo. Già qualche giorno fa, dopo il presunto attacco russo alla centrale nucleare a Zaporizhzhia (a quanto accertato, senza alcuna conseguenza), Fabrizio Curcio aveva sottolineato che sui rischi di fughe "di radioattività, l'Italia è in stretto contatto" con i vari enti di controllo.

Chiaramente "vorremmo non doverlo attuare", aveva spiegato il capo della Protezione Civile. Intanto, qualora vi fossero fuoriuscite di radiazioni da centrali nucleari colpite durante il conflitto e alla valutazione della sua disponibilità in regione, il vicegovernatore del Friuli con delega alla salute e protezione civile, Riccardo Riccardi, ha reso noto "senza fare terrorismo, ma senza nemmeno sottovalutare la questione" che la Regione sta monitorando tramite le farmacie come poter organizzare la preparazione". Si sta "lavorando per capire quali possano essere le disponibilità in caso, per ora del tutto teorico, di necessità: i nostri volontari partiranno tutti con lo iodio in tasca".

A livello nazionale, sul nuovo Piano tutti i governatori sono stati coinvolti: sono stesse le Regioni a ricevere eventuali informazioni o notifica dalle Asl che effettuano i controlli, ricevute le informazioni relative a un prodotto a rischio".

Ci sono poi una serie di attività previste nei territori, che scatterebbero in caso di necessità.

Nelle aree interessate dalla misura del cosiddetto 'riparo al chiuso', sono attuate in via precauzionale altre misure protettive: "Blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte), blocco della circolazione stradale, misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico".

Tutte misure che ricordano quanto avvenne nei giorni e nelle settimane dopo il disastro di Chernobyl e le nubi radioattive che si spostarono anche verso l'Italia del Nord

Tra i vari compiti delle autorità competenti, ci sono anche comunicazioni tempestive alla popolazione, istruzioni specifiche alle scuole, far fronte ai bisogni primari della popolazione (cibo, acqua, assistenza sanitaria, energia, eccetera).

Nel documento si forniscono anche indicazioni per la iodioprofilassi, "una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l'assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione".

Secondo il Piano, "il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione. Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all'esposizione può causare più danni che benefici (prolungando l'emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide).

La misura della iodoprofilassi è quindi prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. Il ministro della salute può decidere l'attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate".

Frattanto, dal fronte bellico, l'operatore nucleare ucraino afferma che Chernobyl è senza energia, impedendo potenzialmente il raffreddamento del combustibile nucleare esaurito, il che potrebbe portare al rilascio di sostanze radioattive.

Lo riferisce in un comunicato Energoatom, l'azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari sul territorio ucraino.

L'interruzione di corrente alla centrale di Chernobyl "causerà a breve il blocco dei sistemi di raffreddamento dell'impianto di stoccaggio del combustibile nucleare, rendendo imminenti la fuoriuscita di radiazioni".

L'allarme è stato lanciato su Twitter del ministro degli esteri ucraino Dmitry Kuleba (oggi, 10 marzo in Turchia per incontrare il suo omologo russo lavrov, colloqui senza progressi di pace) il quale ha invitato la comunità internazionale a chiedere urgentemente alla Russia di cessare il fuoco e consentire alle unità di riparare l'unica rete elettrica che alimenta la centrale nucleare.

"Entro 48 ore potrebbero esserci perdite radioattive" in seguito ai danni provocati alla centrale nucleare di Chernobyl che è fermo, ha aggiunto Kuleba su Twitter. I generatori diesel di riserva hanno una capacità di 48 ore per alimentare Chernobyl.

"Successivamente, i sistemi di raffreddamento dell'impianto di stoccaggio del combustibile nucleare si fermeranno, rendendo imminenti le perdite di radiazioni. La barbara guerra di Putin mette in pericolo l'intera Europa. Deve fermarsi immediatamente!", scrive Kuleba.

Oggi in Turchia sono arrivati anche i rappresentanti dell'Agenzia internazionale sull'energia atomica, evidentemente per chiedere chiarimenti a proposito delle criticità in atto derivanti dal controllo russo sulel centrali ucraine.

 

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