Un'arma in più contro il tumore al polmone: grazie l’ecobroncoscopio già effettuate una settantina di diagnosi
Il nuovo primario di Pneumologia Fabio Giuseppe Vassallo: “Purtroppo registriamo un aumento dei tumori polmonari, soprattutto tra le donne e tra i non fumatori. Siamo tornati a lavorare come prima del Covid”
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TRENTO. Lo chiamano big killer perché è al primo posto per mortalità, al secondo per incidenza per gli uomini e al terzo per le donne. Si tratta del tumore al polmone. In Trentino, per far fronte all'aumento di casi che non riguarda comunque solo il territorio provinciale, si è deciso di affilare le armi. La struttura complessa di pneumologia del Santa Chiara di Trento, da sempre impegnata nella diagnostica delle neoplasie toraciche e nella gestione del percorso integrato del tumore polmonare, da qualche mese ha infatti in dotazione uno strumento in più.
Si tratta di eco-broncoscopio di ultimissima generazione che serve per il campionamento dei linfonodi mediastinici che si trovano all'interno della cassa toracica. L'apparecchio ha consentito di avviare anche in provincia la metodica della EBUS-TBNA (Endo-Bronchial Ultra-Sound-guided Trans-Bronchial Needle Aspiration) che consiste nella esplorazione e campionatura citoistologica delle stazioni linfonodali mediastiniche sotto guida ecografica all'interno delle vie aeree a scopo diagnostico e per lo studio del tumore polmonare.
«Purtroppo registriamo un aumento dei tumori polmonari, soprattutto tra le donne e anche casi tra non fumatori - fa presente il primario Fabio Giuseppe Vassallo - e questa metodica, che abbiamo già applicato su una settantina di casi, ha dimostrato un'ottima resa diagnostica (sensibilità del 100% sulle lesioni tumorali).
Le indagini sono state eseguite con la collaborazione di colleghi anatomopatologi dedicati presenti nella sala endoscopica durante le procedure e che hanno valutato in tempo reale l'adeguatezza dei campioni prelevati, poi sottoposti a tutte le indagini molecolari. L'adeguatezza dei campioni infatti ha consentito in tutti i casi di eseguire le indagini necessarie per una corretta tipizzazione della neoplasia, presupposto indispensabile per guidare le terapie oggi sempre più personalizzate».
Se è vero che i numeri sui tumori polmonari, provocati soprattutto dal prolungato consumo di sigarette, ma anche esposizioni professionali o dal fumo domestico, sono in aumento, va anche detto che i miglioramenti in ambito terapeutico negli ultimi dieci anni sono stati molti e hanno consentito di prolungare l'aspettativa di vita dei soggetti colpiti da questa patologia.
«È fondamentale l'approccio multidisciplinare - spiega ancora Vassallo - che coinvolge tutte le strutture che partecipano al complesso processo diagnostico-terapeutico quali la radiologia, l'oncologia, la radioterapia, la chirurgia, la protonterapia e l'anatomia patologica. Il nuovo strumento acquisito, se si considera l'elevata casistica di neoplasie polmonari, completa e arricchisce il già consolidato percorso del tumore polmonare che gestisce circa 300 casi all'anno, migliorandone la qualità diagnostica e riducendo le necessità di mobilità sanitaria verso altre province o regioni, riducendone quindi i costi economici e sociali».
Attualmente presso l'unità operativa di pneumologia, la metodica è gestita dal direttore, dottor Fabio Giuseppe Vassallo, arrivato in Azienda sanitaria il 2 maggio dello scorso anno, e da un altro professionista, esperto di broncoscopia, a cui si aggiunge un altro medico in formazione specialistica. Un'altra professionista successivamente inizierà il percorso di formazione interna, quindi a breve ci saranno ben quattro medici dell'unità operativa in grado di gestire questa importante strumento diagnostico.
Naturalmente l'implementazione dell'interventistica polmonare, la sua tradizione ed il suo sviluppo presente e futuro comportano vantaggi anche per le altre importanti mission che la pneumologia assolve, come la gestione dell'insufficienza respiratoria acuta presso la unità di Terapia Intensiva Respiratoria del reparto pneumologico di Trento, nonché per le patologie complesse ed interstiziali polmonari e rare per le quali la funzione broncologica assume un forte valore diagnostico, associato ai contenuti clinici e radiologici e sempre in ottica multidisciplinare con le tutte le specialità coinvolte. Ma naturalmente la pneumologia di Trento, con i suoi circa dieci posti letto sempre occupati e i tanti ambulatori specialistici dedicati, non si occupa solo di tumori.
Le malattie che riguardano i polmoni sono infatti tante e per questo è importante anche il lavoro che viene fatto dal reparto di pneumologia dell'ospedale di Arco, guidato dal dottor Romano Nardelli. Il Covid in questi ultimi anni ha messo in secondo tutto il resto delle patologie, ma fortunatamente oggi in reparto resta un unico posto letto dedicato al virus.
«Siamo tornati come nel periodo pre Covid - conferma il primario - Ci dobbiamo occupare dei tanti casi di pazienti con malattie respiratorie acute stagionali che hanno bisogno di ventilazione non invasiva, quindi non sono così gravi da andare in rianimazione ma nemmeno in condizioni da essere lasciati in altri reparti. Poi abbiamo ripreso diagnosi e cura delle malattie rare tramite day hospital e stiamo lavorando per un team muldisciplinare. Si tratta di un centinaio di pazienti con varie patologie, rare ma non rarissime, come ad esempio la fibrosi polmonare».
Non mancano le criticità legate al fatto che il reparto non è ancora a pieno organico e che le richieste, soprattutto di visite specialistiche e consulti, è sempre molto elevato, ma il primario è sicuro che nei prossimi mesi la situazione è destinata a migliorare.