I coordinatori infermieristici si dimettono, Paolo Zanella: “Non ce la fanno proprio più»
Il consigliere provinciale di minoranza: “Nelle ultime settimane sono arrivati alcuni licenziamenti di figure chiave per l’organizzazione e la tenuta del nostro sistema sanitario. Bisogna intervenire prima che la situazione precipiti”
L'ANALISI Stanchi e preoccupati, la fuga dei medici dagli ospedali
TRENTO. Un nuovo problema per la sanità trentina. «Giungono notizie sempre più allarmanti: i coordinatori infermieristici non ce la fanno più. Alcuni si sono già dimessi, altri ci stanno pensando. Licenziamenti, a quanto pare, legati alla frustrazione di non riuscire a dare risposte, quantomeno non di qualità, all'utenza e ai professionisti che si coordinano». A parlare e a denunciare una situazione potenzialmente molto pericolosa è Paolo Zanella. Attuale consigliere provinciale di Futura, prossimamente candidato nella fila del Pd, ma soprattutto di mestiere coordinatore infermieristico. Una persona, quindi, che quell'ambiente e soprattutto l'importanza di quella figura la conosce molto bene.
La sua analisi parte con uno sguardo al recente passato («Finora abbiamo assistito al licenziamento di medici, infermieri e altri professionisti direttamente impiegati nell'assistenza: Segnana ha sempre banalizzato, spacciando per stabili le dimissioni volontarie quando passavano dallo 0,8% del 2021 al 1,5% del 2022: il doppio»), commenta la stretta attualità («L'Apss peggiora ulteriormente il clima lavorativo pensando di risolvere il problema annoso della carenza di divise perquisendo gli armadietti dei dipendenti, invece di renderne disponibili di più»), ma poi guarda al futuro.
E spiega: «L'addio di quelli che una volta si chiamavano capo sala è un segnale preoccupante: sono quelle figure il perno attorno al quale ruota tutta l'attività di reparto. Se cedono i coordinatori dei reparti e del territorio in un attimo frana l'intero sistema». I numeri dei recenti licenziamenti non sono alti, ma Zanella sottolinea che si tratta di segnali da tenere in grande considerazione, visto soprattutto il ruolo strategico che rivestono questi professionisti.
«Per i coordinatori infermieristici negli ultimi anni il lavoro è diventato sempre più gravoso e, purtroppo, demotivante. Prima interfaccia dei reparti per tutte le figure che ruotano nei reparti (pazienti, parenti, personali, figure amministrative e tecniche), devono gestire organizzazioni sempre più complesse, spesso senza le risorse umane necessarie. Dovrebbero e vorrebbero avere al centro del loro agire il presidio della qualità e degli esiti dell'assistenza, la formazione e la crescita del personale e il benessere organizzativo, mentre si ritrovano fagocitati da competenze, certamente importanti, ma laterali rispetto alla mission della propria professione: turni con poco personale e mille variabili che è difficile far tornare, gestione di conflitti accentuati dal carico di lavoro del poco personale, attività burocratiche ipertrofiche, rapporti coi servizi interni e subappaltati sempre più complessi. Con quale entusiasmo possono lavorare se si sentono meri burocrati?».
L'appello del consigliere è di fornire un supporto per le attività burocratico-amministrative. Ma chi deve agire sono la direzione dell'Apss e l'assessorato: «Anche i Servizi delle professioni sanitarie possono fare poco a supporto, se i vertici politici e sanitari non si decidono a dettare una traiettoria riorganizzativa diversa e ad adeguare gli organici. Se non si cambia rotta i coordinatori infermieristici non reggeranno. Va invertita la rotta perché siamo già in ritardo».