Sanità / Il tema

«Screening mammografici negli ambulatori sul territorio, non solo nei centri maggiori»

Prevenzione, il centrosinistra propone alla Provincia di riorganizzare i servizi utilizzando anche le nelle Case di comunità: mozione presentata dal Pd, prima firmataria Francesca Parolari.nNonostante i miglioramenti nelle tecniche di screening e nelle terapie, il cancro al seno rimane la prima causa di morte tra le donne
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di Fabio Peterlongo

TRENTO - Screening mammografici nelle Case della Comunità diffuse sul territorio e non più concentrati nei soli centri urbani maggiori, ovvero Trento e Rovereto. È la proposta di mozione presentata dal gruppo consiliare del Partito Democratico, con il sostegno di tutte le forze del centro-sinistra provinciale.

L'iniziativa è stata illustrata dalla prima firmataria, la consigliera Pd Francesca Parolari: «I contratti di noleggio dei tomografi (le apparecchiature che operano lo screening per il tumore alla mammella, ndr) scadono nel 2025. È l'occasione per ridiscutere le modalità con cui si fa prevenzione sul territorio provinciale, acquisendo macchinari più avanzati, tenendo conto delle nuove potenzialità offerte dall'intelligenza artificiale».

L'intelligenza artificiale sarebbe in grado di assistere i tecnici radiografici, favorendo l'individuazione di anomalie nel tessuto degli organi.

«Rispetto al 2014, quando questi macchinari per la tomosintesi sono stati introdotti, la tecnologia ha fatto passi da gigante. Si sono ridotti i tempi di attesa per le risposte ed è aumentata la precisione». La proposta non si limita alla richiesta di un rinnovo dei macchinari, ma punta a una maggiore distribuzione degli screening sul territorio provinciale: «Va ripensata l'organizzazione, gli screening devono poter essere svolti in maniera più diffusa - sottolinea Parolari -. Per questo abbiamo pensato alle Case di Comunità, che sono in realizzazione in diverse località decentrate. Al momento, l'adesione delle donne tra i 50 e i 74 anni che possono usufruire degli screening periodici è del 75%, un ottimo risultato, ma che può essere migliorato, anche estendendo alla fascia d'età tra i 45 e i 49 anni».

Parolari evidenzia le criticità dello screening in Trentino: «Tante donne sono costrette a rivolgersi al privato per sopperire alle lungaggini. La struttura di Trento è già inadeguata, manca persino uno spazio dove il medico e la paziente si possano confrontare nel caso sia necessario comunicare una diagnosi».

Nonostante i miglioramenti nelle tecniche di screening e nelle terapie, il cancro al seno rimane la prima causa di morte tra le donne. Aspetto su cui si concentra il consigliere Francesco Valduga (Campobase), che è anche medico: «La prevenzione è l'unico vero investimento in sanità, poiché i successi recenti in oncologia derivano in gran parte dalle diagnosi precoci, oltre che dai progressi terapeutici».

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