Anziano paziente di endocardite operato a cuore battente dall'équipe del trentino Gerosa
Primo intervento al mondo all'ospedale di Padova a cura del team di cardiochirurgia guidata dal chirurgo che con i suoi colleghi l'anno scorso era già stato precursore per quanto riguarda i trapianti a cuore battente
LA FIGURA Chi è il professor Gino Gerosa
IMPRESA Primo trapianto di cuore al mondo a cuore battente
INTERVENTO Trapiantato un cuore fermo da 20 minuti
PADOVA - Operare un paziente altrimenti inoperabile, affetto da endocardite, senza fermare il cuore e senza ricorrere alla circolazione extracorporea: è ciò che ha realizzato all'ospedale di Padova nei giorni scorsi l'equipe di cardiochirurgia guidata dal professore trentino Gino Gerosa.
"L'endocardite infettiva - spiega il professore Gerosa - rende i pazienti inoperabili quando fermare il cuore o l'utilizzo di circolazione extracorporea rende altamente rischiosa l'operazione. abbiamo portato a termine con successo il primo intervento al mondo di rimozione di una vegetazione endocarditica dall'aorta ascendente a cuore battente. È bastata una incisione di soli 4 centimetri sotto l'ascella del paziente. La procedura è stata fatta in sala ibrida, cioè una sala operatoria che permette di dare immagini radiologiche durante l'operazione con l'aspirazione attraverso angiovac (una sorta di microaspiratore) entrando dall'aorta".
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Operato a 81 anni con un aspiratore a cuore battente
A rendere ancora più interessante da un punto di vista scientifico l'intervento condotto dall'équipe della UOC Cardiochirurgia dell'Azienda, diretta da Gerosa, l'età del paziente: un uomo di 81 anni anni di età, già sottoposto a sostituzione valvolare aortica nel 2018 con fattori di rischio cardiovascolare quali ipertensione, diabete mellito tipo 2, fibrillazione atriale, arteriopatia TSA sottoposta ad intervento.
"L'operazione cardiochirurgica tradizionale era ad altissimo rischio di sanguinamento per la precedente procedura a torace aperto, ma il paziente aveva già avuto una ischemia cerebrale che ci portava a non poter dilazionare nel tempo l'intervento, dato che la vegetazione endocardica vicino alla bioprotesi impiantata anni sette anni fa andava aumentando - spiega Gerosa - Controindicazione chirurgica anche per l' elevatissimo rischio di infarcimento emorragico delle lesioni cerebrali.
L'approccio microinvasivo ha permesso, invece, il minimo accesso a cuore battente senza circolazione extracorporea con supporto emodinamico in ECMO like configuration e con bassa dose di eparinizzazione". Il paziente è stato estubato già il giorno dopo l'intervento e la degenza complessiva in terapia intensiva è stata di 5 giorni, con completo recupero neurologico, adesso sta facendo riabilitazione.