Fiemme2013, nonno Bruno e i nipotini
Volontari ai Mondiali, con i suoi 87 anni è il più vecchio. «Lo faccio perché voglio bene alla mia valle e sono contento se fa una bella figura nel mondo». Bruno Varesco di Panchià è uno dei 1.350 volontari con le giacche azzurre Val di Fiemme - Trentino che danno una mano (e che mano!) al comitato organizzatore: controllo accessi, ufficio stampa, accompagnamento giornalisti e atleti. Varesco, rispetto a tutti gli altri, ha una particolarità: sulle spalle 87 primavere. Nato il 3 dicembre 1925 dice la sua scheda personale nel data base degli organizzatori. Nel suo curriculum lavorativo - oltre ad una vita di ferroviere sulla linea Ora Predazzo prima, di autista per la Sad poi - ci sono tre esperienze di volontario ai Mondiali fiemmesiIl sito speciale per Fiemme2013
CAVALESE - «Lo faccio perché voglio bene alla mia valle e sono contento se fa una bella figura nel mondo». Bruno Varesco di Panchià è uno dei 1.350 volontari con le giacche azzurre Val di Fiemme - Trentino che danno una mano (e che mano!) al comitato organizzatore: controllo accessi, ufficio stampa, accompagnamento giornalisti e atleti.
Varesco, rispetto a tutti gli altri, ha una particolarità: sulle spalle 87 primavere. Nato il 3 dicembre 1925 dice la sua scheda personale nel data base degli organizzatori. Nel suo curriculum lavorativo - oltre ad una vita di ferroviere sulla linea Ora Predazzo prima, di autista per la Sad poi - ci sono tre esperienze di volontario ai Mondiali fiemmesi.
«Dal 1991 è cambiato tutto: organizzazione, sponsor, televisioni - racconta -. Penso che meglio di così non si possa fare. Alla fine l'unica cosa che è rimasta uguale è... lo sport».
Signor Varesco, quali sono le sue mansioni?
«Mi occupo della sicurezza agli accessi delle piste. Controlliamo i pass e permettiamo l'entrata nei settori di competenza soltanto a chi è autorizzato».
Problemi con giornalisti o fotografi?
«E' capitato. Ma dall'organizzazione ci consigliano di stre tranquilli, sorridere e non alterarsi».
Qual è il suo orario di lavoro durante i Mondiali?
«Dalle 8 alle 17. Sempre in piedi, fuori al freddo. Ma il tempo passa velocemente. Bello».
Cosa l'ha spinta, ancora nel '90, a dare la disponibilità a far parte dell'organizzazione?
«Volevo dare un contributo per il buon nome della mia valle».
Ci siete riusciti?
«Penso proprio di sì. In questi anni la valle è cresciuta. Si è fatta un nome, sia per quanto riguarda lo sport che per il turismo. Nonostante la crisi la situazione è migliore che altrove: i Mondiali e la Marcialonga sono degli eventi importantissimi. E io sono contento di avere contribuito al successo, nel mio piccolo».
Come stanno andando questi Mondiali?
«Penso di poter dire che è l'edizione migliore. Organizzazione ottima, panorama stupendo, anche grazie all'aiuto del Padre Eterno che fa nevicare di notte e poi manda il sole».
Nessuna pecca?
«Come no? L'assenza di medaglie dei nostri. Ma questa non è mica colpa nostra».
Che ne sarà ora di questi 1.300 volontari?
«Tra di noi c'è un affiatamento, un cameratismo tale che non ti accorgi di stare otto ore in piedi al freddo. Proprio una bella famiglia. E sarei proprio contento di poterne fare ancora parte... Anzi, mi auguro che manifestazioni di questo tipo ne vengano organizzate ancora perché la valle di Fiemme ha dimostrato di meritarle. L'altro giorno parlavo con dei tedeschi ed erano entusiasti del Mondiale».