La rivincita di Martin, bomber senza un braccio
È una bella storia quella di Martin Allieri di Villa Agnedo, la storia di un calciatore di 24 anni che non si arrende di fronte all'amputazione di un braccio e torna a giocare. Il 2 giugno dello scorso in un incidente stradale a Grigno perse il braccio sinistro. Nel calvario della riabilitazione ha sempre cullato un sogno: giocare a calcio. Ad aprile è tornato in campo con l'Ortigaralefre e domenica ha segnato il gol decisivo per la vittoria contro la capolista Fiemme
C'è chi si ferma al primo ostacolo e c'è chi invece proprio nelle difficoltà trova le motivazioni per riemergere e dimostrare a tutti la propria forza di volontà. Per raccontarvi questa fantastica storia di sport, ci tocca nostro malgrado fare un passo indietro, fino al 2 giugno dello scorso anno. Quella mattina Martin Allieri stava percorrendo la statale della Valsugana all'altezza di Grigno, quando fu vittima di un terribile schianto. I disperati soccorsi non riuscirono a salvargli il braccio sinistro, che gli fu così amputato. Da lì in poi, un vero calvario, tra ospedale, mesi di riabilitazione e un sogno: tornare sul campo e segnare.
Sì, perché Martin, classe 90 di Villa Agnedo, oltre ad essere un geometra e un giovane scanzonato come tanti altri coetanei, prima dell'incidente era pure uno delle migliaia di sportivi che passano le proprie domeniche a sfidarsi sui campi di periferia lontano da luci dei riflettori e mass media. E chi in Bassa Valsugana mastica calcio, ci garantisce che era pure uno con apprezzabili mezzi tecnici, tanto da finire, dopo la trafila nelle giovanili del Monte Lefre, alla Berretti del Mezzocorona. Poi, una breve esperienza a Piné, l'avvicinamento a casa con una stagione al Borgo e il ritorno nella squadra del paese, che nel frattempo era diventata l'Ortigaralefre, vista la fusione con i «cugini» di Grigno.
Martin, testa dura come poche (sempre per restare nelle chiacchiere di paese), odiava il fatto che si parlasse della sua vita da calciatore con il passato, perché il sogno si riproponeva con costanza. Da una parte, il pensiero dell'ultimo gol siglato nell'ultima partita casalinga prima del fattaccio, dall'altra, l'obiettivo di tornare a gonfiare la rete con il suo sinistro. Per questo, appena sei mesi dopo l'incidente, il giovane valsuganotto ha cominciato a correre ed allenarsi da solo, cosa non da tutti in pieno inverno. Successivamente, una nuova operazione a Rovigo e il ritorno nel gruppo dell'Ortigaralefre, gli allenamenti, la visita medica passata con successo e il ritorno in campo il 27 aprile per uno spezzone di partita in casa contro la Dolomitica.
«Una vera emozione tornare sul campo da calcio. Probabilmente il pallone è l'unica cosa rimasta uguale per me, prima e dopo l'incidente. E a chi mi chiede se faccio soggezione a compagni e avversari, io rispondo che non ci bado, perché penso a giocare e divertirmi. Non è facile, ma se sto bene mi diverto ancora tantissimo».
E alcune volte i sogni si avverano, tanto che domenica...
«Domenica, nell'ultima di campionato, sono riuscito a segnare, siglando il gol decisivo contro la capolista Fiemme. Impossibile raccontare l'emozione, poi ci sarebbero tante persone da ringraziare... anche il mister (Ruggero Felicetti, ndr), con il quale magari ho un rapporto di "amore e odio", ma lui lo sa che se sono tornato a segnare è anche grazie a lui: difatti sono felice per me, ma anche per lui. Per il resto, chi andava ringraziato è già stato chiamato di persona...».
A dire il vero, dopo aver risposto al telefono, Allieri ci ha subito chiesto il perché di una nostra chiamata. Lui ha fatto immani sforzi per tornare in campo, ma non si sente un eroe. E quando gli facciamo notare che in tanti hanno mollato per cose ben meno gravi, lui forse comincia a capire l'entità della sua impresa.
«Effettivamente non è stato semplice, ma per fortuna c'è il calcio mi verrebbe da dire. E per fortuna ci sono squadre come quelle del mio paese dove il divertimento viene prima di tutto, anche se non sempre è così. Secondo me troppe volte anche ai nostri livelli si pensa più ai risultati o alla competizione, invece che al divertimento... Il calcio per noi deve essere soprattutto quello! Scrivilo se puoi, e grazie della chiamata».
Grazie a te, Martin.