Sei volte Serena Williams a Wimbledon La regina è sulla strada del grande Slam
La regina è sempre lei. Per le pretendenti al trono c'è ancora da aspettare. Sesto successo in carriera a Wimbledon per Serena Williams: in finale la numero uno del mondo ha sconfitto per 64 64, in un'ora e 22, Garbine Muguruza. Per la statunitense, sempre più in corsa per il Grand Slam, si tratta dell'ottava finale nel major londinese: per la spagnola la prima in assoluto in uno Slam. E qualche lacrima, per un sogno anche solo accarezzato, è normale. Dopo le vittorie in Australia e a Parigi ora è ancora sul trono di Wimbledon, nel caso vincesse in casa in settembre a New York eccola nella leggenda con il grande Slam
Altro che timori reverenziali o mega "fifa" da finale Slam. A tremare è il braccio di Serena non quello di Garbine. La spagnola parte subito forte strappando il servizio alla numero uno del mondo che comunque le da una mano con tre doppi falli. La Muguruza marcia spedita: primo momento di sbandamento nel sesto gioco quando concede due chance consecutive per il contro-break. No-problem: quattro punti di fila e situazione pericolosa superata con autorità (4-2). Il contro-break per la Williams arriva però nell'ottavo gioco ma solo grazie ad una risposta a dir poco fortunata della statunitense che la mette in posizione di vantaggio nello scambio (4-4). L'aver rimesso le cose a posto da fiducia a Serena che comincia a liberare mente e colpi: nel decimo game la Muguruza con un doppio fallo, concede una palla-break che è anche un set-point e l'americana non se lo fa ripetere incamerando il primo parziale per 64 con il quarto gioco conquistato consecutivamente. Nel secondo set si interrompe a sei la striscia di giochi vinti da Serena con la Muguruza che tiene finalmente con autorità un turno di servizio.
E' solo un attimo: l'americana ricomincia a martellare, ormai senza più paura, e nel quarto gioco strappa ancora la battuta alla spagnola, replicando anche al sesto gioco (con un parziale di 12 punti di fila). La Williams sul 5-1 può servire per il match. Muguruza però non molla: si toglie la soddisfazione di strappare a zero il servizio a Serena, tornata per un attimo tremebonda nel momento di chiudere, e di conquistare poi ancora un altro game. Nell'ottavo gioco Serena recupera da 0-40 e sale a match-point che però Garbine annulla con un diritto incrociato nell'angolo e poco dopo le strappa di nuovo il servizio accorciando fino al 4-5. Ma quando Muguruza serve per riaprire la partita, complice anche un nastro americano, la Williams si procura altri tre match-point di fila e questa volta il lungolinea della spagnola è largo quel tanto che basta.
Decima finale a Wimbledon, 26esima nei tornei dello Slam, 63esima presenza consecutiva nei major. Roger Federer è un fuoriclasse senza età: i Championships li ha vinti per la prima volta nel 2003, 12 anni fa. Fu il primo di 17 trionfi e domenica contro Djokovic potrebbe conquistare il 18esimo. Intanto a 33 anni e 11 mesi è il più anziano tennista a giocare l’ultimo atto dello Slam londinese dietro Ken Rosewall: l’australiano nel 1974 aveva 39 anni, ma era un altro tennis. Dovesse vincere il titolo diventerebbe il primo di sempre a conquistare otto titoli a Wimbledon. Solo Connors ha vinto più match di lui sull’erba londinese: 84 i successi per Jimbo, 80 per ora quelli di Federer.
Numeri da record, vero. Ma pur sempre freddi numeri, che non rendono a pieno la grandezza di un campione inimitabile, uno dei più amati non solo nel tennis, ma nello sport in generale. Non trasmettono le emozioni che il suo talento sublime ha regalato a chi, oggi, aveva la fortuna di sedere sulle tribune del tempio della racchetta. I suoi ricami, i suoi tocchi sono poesia. Ti lascia a bocca aperta, tra un ooh! e l’altro: sai sempre che può inventare qualcosa di mai visto prima, tirar fuori dal cilindro come un prestigiatore il colpo del secolo.
“Spero che non facciano il tifo tutti per lui”, aveva detto alla vigilia delle semifinali Murray, che è il beniamino di casa. Non quando sul Centre Court si esibisce King Roger. E come si fa? Il campione svizzero a Londra (e non solo) è un’icona, non puoi tifargli contro. E’ già un pezzo di storia del torneo più famoso del mondo. In campo si è capito perché: ha annichilito il povero Andy, tanto che la stessa mamma Judy, quando nel terzo set ha trafitto l’amato figlio con un passante da sballo, andando a colpire la pallina quasi tra il pubblico, si è alzata ad applaudire la prodezza. Così come tutti i Sudditi di Sua Maestà la Regina Elisabetta, compreso il Royal Box: tutti ai piedi del maestro. Sì, perché sarà una frase fatta, ma un tennis così si gioca solo in paradiso.