Benedetti il re delle fughe è senza un contratto

di Maurilio Barozzi

Ha lottato come un leone sulle strade del «Lombardia», l’ultima classica-monumento della stagione. È andato in fuga, è transitato per primo sul Colle del Gallo, si è trovato solo assieme a Marco Canola sul Ghisallo e soltanto negli ultimi metri del ripidissimo muro di Sormano è stato raggiunto dal gruppetto dei migliori trainati dall’Astana di Vincenzo Nibali. Il grestano Cesare Benedetti, unico italiano della Bora Argon, è poi rimasto con i primi, chiudendo quattrodicesimo.
 
Insomma Cesare, un’altra ottima prova che si aggiunge alla maglia ciclamino conquistata nella prima tappa del Giro del Trentino. Un buon anno per te, no?
 
«Non ne parliamo. Purtroppo nonostante queste azioni non ho ancora un contratto per l’anno prossimo. Almeno mi resta la soddisfazione di aver fatto qualche bella gara. Domenica ero partito determinato a entrare in fuga e ci sono riuscito. Anzi, all’inizio pensavo di aver fatto un errore di valutazione e che la nostra azione sarebbe terminata in fretta. Però mi sono detto: ormai sono fuori e devo tenere duro».
 
Lo hai fatto. Sei stato l’ultimo a mollare sotto l’inseguimento a suon di medie record degli scalatori dell’Astana. Pensavi di poter resistere anche sul muro di Sormano, una pendenza non proprio adatta alle tue caratteristiche?
 
«No, vedevo che il vantaggio si stava riducendo mano a mano che procedevamo. Ma quando Canola ha mollato ero in testa e l’entusiasmo mi ha spinto a continuare. Così sono riuscito a scollinare col gruppetto di Nibali. Alla fine, i manager della squadra erano tutti contenti della mia gara».
 
E nonostante ciò non ti rinnovano il contratto. Strano, visto che hai mostrato il marchio Bora Argon per molto tempo in diretta tv...
 
«Lo so. ma mi hanno detto che il budget è stato raggiunto e lo sponsor è orientato a far correre ciclisti tedeschi o austriaci».
 
Ricordagli che sei mezzo austroungarico.
 
«Eh, magari! In effetti, parlo tedesco e abito a 300 km dalla sede del gruppo. Il problema è che per gli italiani è sempre più difficile».
 
In che senso?
 
«Gli ultimi casi di positività ai controlli antidoping hanno coinvolto italiani e poi c’è la questione fiscale: i contributi ad un italiano sono più onerosi rispetto a quelli di altre nazioni. Il ciclismo non è una famiglia, è un business: si guardano i conti».
 
In questo periodo comunque sei in buona forma. Hai altre gare in programma per farla valere?
 
«Giovedì corro la Parigi-Bourges e domenica la Parigi-Tours. E se nella prima è facile prevedere un arrivo in volata ristretta, forse domenica potrebbe andar via una fuga...»
 
Magari con dentro Benedetti.
 
«Magari. Io ce la metto tutta».
 
Senti, hai visto il Giro d’Italia del prossimo anno? Cosa te ne pare?
 
«È un bel Giro, credo che sia il più equilibrato degli ultimi anni. Ci sono tappe e spazio per tutti i tipi di corridore. Le montagne sono severe, ma non sono moltissime».
 
La frazione che arriverà in Trentino, la Bressanone-Andalo, sembrerebbe adatta alle fughe «alla Benedetti».
 
«Sì, è una tappa che potrebbe vedere una fuga che parte da lontano. Non ho visto i dettagli del percorso, ma un attacco sulla Mendola potrebbe dare un po’ di margine a qualche corridore. Anche se in realtà sono abbastanza convinto che alla fine lì arriveranno a giocarsi il successo gli uomini di classifica».
 
Ce ne sono altre che hai visto e ti piacerebbe correre?
 
«Faccio prima a dirti che mi piacerebbe correrle tutte: il Giro è una gara stupenda e se lo faccio vuole anche dire che una squadra l’ho trovata».

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