Ciclismo, Simoni plaude al Giro numero 100
«Magari avessero fatto un Giro d’Italia così quando correvo io! Avrei dormito tra due guanciali, come un angioletto». Gilberto Simoni, che di salite se ne intende, plaude al tracciato del Giro d’Italia di ciclismo numero cento. Giro che il corridore trentino, vincitore due volte della Corsa rosa nel 2001 e nel 2003, non esita a definire «duro ma affascinante». «Penso che con questo disegno non ci sia molto spazio per attendismi e tattiche - prevede Simoni -: ogni tappa avrà una sua storia e senz’altro incoronerà un corridore di grande spessore».
Tra i favoriti della vigilia tutti indicano Vincenzo Nibali e Fabio Aru. I due ciclisti erano gli ospiti d’onore, martedì, alla sfarzosa presentazione meneghina e questo non ha fatto altro che confermare la volontà degli organizzatori di vedere sulle strade della Penisola un duello tra i due «gioiellini» italiani.
«Certo, loro due sono i favoriti principali su questo percorso - conferma Simoni - ma non dimenticherei Esteban Chavez. Penso che il colombiano sarà lo spartiacque tra i due e dovrà essere preso con le molle. L’anno scorso è arrivato secondo ma probabilmente ha pagato la pressione delle prime posizioni. Indossare la maglia rosa, come gli è capitato nel finale del Giro, non è semplice: bisogna avere esperienza, restare freddi nei momenti difficili e avere la lucidità di scegliere sempre la strategia giusta in gara. Lui forse in quel periodo, lo scorso anno, non era ancora pronto per vincere una grande corsa a tappe. Ma nel corso della stagione, oltre al secondo posto al Giro, ha confermato il suo valore ed ha aumentato la sua scaltrezza: è arrivato terzo anche alla Vuelta e ha vinto il Giro di Lombardia. Sono traguardi che non si raggiungono per caso. Così sono convinto che quest’anno non verrà al Giro per fare una bella corsa: affinerà la preparazione e, anche psicologicamente, sarà predisposto alla vittoria. Non sarà facile togliersi un corridore così dalle ruote».
Si dice che anche Alberto Contador potrebbe essere della partita... «Senz’altro, se parteciperà, darà ulteriore lustro alla corsa - afferma Simoni -. Anche se sinceramente non penso che sia più in grado di competere per la vittoria di un grande Giro, Contador animerebbe le tappe con la sua inventiva e la sua indole di attaccante. E comunque sarebbe un avversario da non sottovalutare mai. Certo, oggi come oggi penso che Aru, Nibali e Chavez abbiano qualche cosa i più da poter spendere nelle fasi cruciali della corsa».
Fasi cruciali che non saranno concentrate nell’ultima settimana: già in Sicilia, a inizio Giro, si dovrà salire sull’Etna. E poi, alla nona frazione, negli Abruzzi c’è il Blockhaus. Si dovrà essere pronti da subito, no? «Sì - conferma Simoni -. Come dicevo sarà un Giro da conquistare tappa dopo tappa, senza pensare a risparmiarsi: anche le tappe che non hanno arrivi in salita sono costellate di asperità che, alla lunga, affaticano e fanno uscire il più forte. Mi ricordo che quando correvo io, alla vigilia delle tappe con montagne impegnative ero rilassato e dormivo benissimo: ero sicuro che la strada avrebbe fatto la selezione naturale e che così potevo giocarmi tranquillo le mie carte».
Chi le sue carte non le ha giocate, o meglio dice di non averle volutamente giocate, è il presidente del Coni Giovanni Malagò. Allo svelamento del tracciato del Giro d’Italia, martedì, molti sono infatti balzati sulla sedia apprendendo che l’ultima tappa sarebbe stata la cronometro Monza-Milano. Le indiscrezioni degli ultimi mesi, infatti, continuavano a battere la grancassa su un arrivo a Roma, in occasione dell’edizione del Centenario. Invece niente. Con mossa repentina, gli organizzatori hanno optato per la scelta più tradizionale ed hanno deciso che sarebbe stata Milano a incoronare il vincitore. «Ho scoperto solo nelle ultime ore che la scelta è ricaduta su Milano. Certo, se ci fosse stata la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 avrei fatto di tutto per impedire questa cosa - ha dichiarato Malagò -. Il fatto è che nessuno qui a Roma mi ha avvisato o chiesto aiuto: non sta a me dire cosa fanno le amministrazioni locali, nessuno mi ha cercato».
E così la coda di polemiche tra la giunta comunale capitolina e il Coni sembra spargere ancora veleni. Chissà per quanto.