Caso De Abreu, parla Malagò: «C'è solo da chiedere scusa a Tifanny»
«Se il livello del testosterone è stato verificato, credo non solo che non se ne debba parlare, ma sia necessario chiedere scusa all’atleta».
Così il presidente del Coni Giovanni Malagò commenta la polemica relativa a Tifanny Pereira De Abreu, giocatrice di volley della Golem Palmi, serie A2 femminile.
La 32enne brasiliana, fino a qualche anno fa impegnata nel campionato maschile in Belgio, si è operata nel 2014 per cambiare sesso e qualche giorno fa ha ricevuto il via libera della federazione internazionale per giocare in un torneo femminile, facendo l’esordio con la squadra calabrese contro la Delta Informatica Trento.
«Il concetto è semplicissimo - ha osservato Malagò a margine di un evento al Foro Italico - Il Coni è emanazione del Cio, che ha emanato una normativa con dei parametri da verificare. Si tratta di prescrizioni di carattere numerico relative al testosterone: sotto a un determinato livello non c’è problema, sopra è doping. L’argomento di conseguenza è chiuso e non c’è da agitarsi troppo: se il livello del testosterone è stato verificato, bisogna solo fare le scuse all’atleta».
Le polemiche, però, non accennano a scemari.
«Cosa succede se andiamo in Brasile, ingaggiamo tre trans e le portiamo a giocare nel campionato di A2 femminile? Vinciamo il campionato. Ma così non può andare bene». Lo dice Emanuele Catania, direttore generale della squadra bresciana di volley Millenium che milita nello stesso campionato di Serie A2 con Palmi dove gioca Tifanny Pereira de Abreu.
«Nulla contro di lei, ma temiamo un’apertura verso un mondo che deve essere regolamentato dalla federazione» dice il dirigente bresciano che sull’ipotesi class action ventilata dall’edizione bresciana del Corriere delle Sera sostiene: «Non potrà mai partire da noi e deve essere un’azione eventualmente decisa da tutti, come quella estrema di fermare il campionato». Catania chiede alla Federazione del Volley «regole precise e chiarezza altrimenti anche noi guardiamo al mercato dei trans che non avevamo mai considerato». In un lungo intervento riportato sul sito della società bresciana si sottolinea come «a norma dovrebbe essere il livello di testosterone nel sangue a determinare la possibilità di gareggiare fra le donne, che deve essere inferiore a 10 nanogrammi per litro per almeno 1 anno, non è strettamente necessario un intervento chirurgico.
Ora, partiamo dal presupposto che i controlli abbiano dato riscontro favorevole anche se giunge notizia che per il benestare dell’Fivb (la Federazione Internazionale), sia bastato «il passaporto brasiliano che attestava il cambio di sesso, ma non ha richiesto nessuna documentazione supplementare». Quindi il club della provincia di Reggio Calabria è riuscito a tesserare Tifanny, che è scesa in campo per la prima volta domenica contro la forte Delta Trento. Parte dalla panchina, ma le cose per Palmi si mettono male, lei entra, ed ecco che il pronostico viene ribaltato: le calabresi si impongono in rimonta per 1 a 3 con Mvp del match, manco a dirlo… Tifanny. Prestazione esemplare dell’attaccante, in evidenza soprattutto per via di ottimi colpi d’attacco dalla prima e seconda linea, e dotata di una bella battuta, tutto ciò tradotto in ben 28 punti con il 48% di efficacia in circa 3 set; insomma si parla di una giocatrice eccezionale».
«Da Palmi - continua la nota sul sito - fanno sapere attraverso coach Giangrossi che Tifanny: “Ha perso il 60% della forza, schiacciava a 3 metri e 60, adesso a 3,15. Ce l’hanno offerta senza dirci del suo passato da uomo – sottolinea l’allenatore – l’ho scelta per le sue doti, accogliendola come donna. Gioca bene”.
Le atlete, che in molti casi in A2 (così come potrà riguardare la A1) fanno del volley giocato il proprio mestiere, quindi un sostentamento, paiono preoccupate - continua la società Millenium - dall’arrivo di un atleta più potente e più forte, sulla carta ma in questo caso anche nei fatti. Arriveranno altre giocatrici transgender? In molti chiedono regole e tutele, magari aumentando il numero di cicli ormonali obbligatori per “pareggiare” i conti con madre natura, oppure imporre limitazioni di vario titolo. A questo punto è però facile cadere nel discriminatorio.
Tifanny forse paga lo scotto di essere la prima in un certo senso, a sollevare la questione nel volley in maniera così perentoria. Tifanny si sente intimamente donna, altrimenti non avrebbe affrontato il difficile percorso di cambio di genere, di conseguenza vuole giocare in un campionato di donne; ma sembra che questo possa ledere l’equità di un campionato dove una ex uomo è comunque dotata di un atletismo superiore, basti pensare all’impatto che ha avuto nella prima partita - quella con la Delta di Trento - numeri alle mano o semplicemente guardando uno spezzone di filmato.
La società Millenium Brescia, ha voluto sollevare la questione per avere chiarezza e regole certe riguardo a questi casi, sicuramente molto delicati, che non coinvolgono solo l’attività sportiva di tutto il volley femminile, ma anche la scelta di vita di un essere umano. Millenium (che affronterà Palmi il 12 marzo) è altresì ferma sul fatto che occorrano più tutele e, perché no, un dialogo con gli stessi club, ad oggi assente su questo tema.
Le società compiono importanti investimenti economici per affrontare la seconda categoria nazionale, una parte di questi è destinata al mercato, per retribuire gli atleti. Il caso di Tifanny apre uno scenario in questo senso, e ha fatto arrabbiare diversi alti dirigenti perché le regole in materia non sono del tutto chiare, e il fatto che questo colpo di mercato sia arrivato a febbraio ha fatto trasalire qualche direttore sportivo. Alcuni tifosi parlano di campionato falsato».