L'arbitro di rugby è una ragazza nata negli anni '90 "Un ambiente maschilista ed io ero adolescente"
È nata negli anni ‘90 e tra le donne è ancora una pioniera. «Segno che almeno in Italia di strada da fare ce n’è ancora molta» racconta Maria Bea Benvenuti, uno scricciolo di 50 chili che da quando era ancora un’adolescente scende in campo ad arbitrare le gare di rugby maschile. È stata lei ad agosto a rappresentare l’Italia ai Giochi di Rio, in assenza delle nazionali a sette, e lei che a dicembre è finita di nuovo sotto i riflettori per il placcaggio ‘killer’ subito in campo da un giocatore, poi radiato: una botta, fisica ed emotiva, da cui ancora non si è ripresa completamente. Infatti è tornata ad arbitrare solo due settimane fa, ma in Irlanda e domenica scorsa tra gli Under 16: «Ho deciso di ripartire con il vero rugby».
Già quello di cui si è innamorata appena sedicenne seguendo i due fratelli: una sfida vinta contro la diffidenza, perchè ammette l’arbitro romano mettere i piedi in «un ambiente maschile e maschilista è stato una battaglia. Per tutti ero una donna, con l’aggravante della giovanissima età: per guadagnarsi la credibilità e il rispetto bisogna lottare il doppio». Bea, una laurea in scienze motorie e un master in corso, da quella sfida non ha mai fatto un passo indietro, nemmeno quando si è ritrovata sulle spalle un gigante di 100 chili che aveva sfogato così la frustrazione in campo. «È la passione che mi ha sempre spinto - racconta ancora il direttore di gara, internazionale già dal 2013 - e spero di aprire le porte ad altre ragazze, perchè intraprendere questa carriera può dare molte soddisfazioni. Sono riuscita ad andare alle Olimpiadi, i miei colleghi maschi no».
In questo percorso comunque sono decisamente più le luci che le ombre: «All’inizio gli sguardi di diffidenza erano evidenti, dovevo lottare contro due stereotipi, ero donna e per di più giovanissima in un mondo di maschi - aggiunge - ma grossi episodi contro onestamente non li ho vissuti. Certo essendo donna il rispetto te lo devi conquistare, altrimenti la polemica è sicura. Ora ho acquisito più esperienza, e so arginare anche certi eccessi. Perchè ti può capitare che durante una gara tiri fuori qualche cartellino rosso e uscendo dal campo un giocatore ti stringe la mano e ti dice ‘sei bona, ma sei str...’. Ecco a un uomo non sarebbe accaduto». Ma niente, nemmeno lo choc dello scorso dicembre («Avevo chiesto giustizia alla federazione» sottolinea la Benvenuti, il giocatore è stato radiato e le scuse le ha fatte arrivare solo tramite il club) le hanno mai fatto rimpiangere la scelta fatta. «Quello è stato un gesto vigliacco, e l’ho vissuto male - dice ancora - e ho deciso di riprendermi al meglio sia mentalmente che fisicamente. Ma quello che faccio mi piace, mi anima la passione e per questo voglio lasciare un’eredità positiva a tutte».