Ibra rifiuta rinnovo: «Non gioco, non è giusto»
Il rinnovo può attendere almeno fino a quando il ginocchio sarà guarito: sembra questa l’intenzione di Zlatan Ibrahimovic che ha rifiutato un nuovo contratto offertogli dal Manchester United da 13 milioni di sterline. Se ha già escluso il suo ritiro, sembra non avere fretta l’attaccante svedese a firmare il prolungamento con i Red Devils. L’infortunio al legamento crociato anteriore del ginocchio destro lo costringerà ad un lungo stop, si parla addirittura di 10 mesi tra convalescenza e riabilitazione.
Eppure lo United, forse per gratitudine, all’indomani della sfortunata partita contro l’Anderlecht era già pronto a sottoscrivere un nuovo accordo per la prossima stagione.
Un gesto anche di fiducia certamente apprezzato da Ibra che però - almeno per il momento - ha preferito non impegnarsi. Un no accompagnato da un messaggio sottinteso: non è giusto guadagnare così tanto senza avere certezze sui tempi di guarigione. Questa almeno l’interpretazione che propone il tabloid inglese, nonostante ci sia chi sospetta che dietro il clamoroso rifiuto di Ibra possa nascondersi un’offerta più ricca da parte di un club della MSL. D’altronde è stato lo stesso svedese ha scegliere di farsi operare proprio negli Stati Uniti, quasi a volersi avvicinare alla prossima destinazione della sua carriera.
Quello che è certo è che nonostante il lungo stop che lo attende, Ibrahimovic tornerà a giocare. Resta da capire dove e quando, ma sul se non ci sono dubbi. È stato lui stesso ad escluderlo con un post sul suo profilo di Instagram. Promettendo ai suoi tifosi che sarà lui, e lui solo, a decidere quando smettere. Una determinazione che gli ha riconosciuto il suo allenatore Josè Mourinho, che la scorsa estate aveva scommesso su Ibra nonostante i 34 anni, venendo ripagato da 28 reti stagionali. «Lo attende un’operazione importante e un lungo periodo di recupero - le parole di Mou -. Ma parliamo di un ragazzo molto forte, mentalmente molto, molto determinato. Per me non si arrenderà, al contrario. Ha lottato per tutta la sua vita, da quando è nato. E non vedo ragione perché non debba lottare adesso».