Atletica, gara a sorpresa in Ungheria Gianmarco Tamberi salta 2,28 - Video
Ancora una gara a sorpresa per Gianmarco Tamberi. Il campione del mondo indoor di salto in alto - tre giorni dopo la bruciante trasferta senza misura in IAAF Diamond League a Parigi - oggi si è ripresentato in pedana al Memorial Istvan Gyulai di Székesfehérvár, vicino Budapest. L'azzurro - a quasi un anno di distanza dal brutto infortunio al meeting di Montecarlo e dopo due operazioni - è tornato brillantemente a saltare a quota 2,28. Otto centimetri meglio del 2,20 di Ostrava che fin qui rappresentava il season best delle sue prime uscite.
Nessun annuncio nemmeno sui suoi popolarissimi account social (in stand-by dal 1° luglio): Gimbo a quanto pare ha preso un aereo ed è volato in Ungheria per rimettersi in gioco, per un faccia a faccia con l'asticella, quasi fosse una questione esclusivamente personale. Primi step della progressione 2,10 e 2,15, facili e senza esitazioni. A 2,20 mister HalfShave incappa in un paio di incertezze, ma oggi il recordman azzurro non vuole arrendersi qui: un bel respiro, la clap del pubblico ed ecco fatta la misura. Da qui la gara del marchigiano delle Fiamme Gialle cambia volto ed ogni salto è un boato. Si sale ancora: 2,26 alla seconda prova, 2,28 va subito a segno ed è in perfetto stile "Gimbo". "Stand Up!" dice rivolgendosi al pubblico per darsi la carica. Riecco il «Tamberi-show» che dopo ogni salto corre a dare il cinque a tutta la prima fila di spettatori. Il 2,30 oggi non arriva, ma il campione europeo in carica è terzo dietro due grandi avversari come l'ucraino, bronzo olimpico a Rio, Bohdan Bondarenko (2,30) e il connazionale Andriy Protsenko (2,30).
«Il pubblico è stato fantastico e ha fatto la differenza - il commento a caldo di Gimbo dopo il meeting -. Per me saltare 2,28 oggi significa ripartire da una buona base. C'è da lavorare ancora parecchio per tornare ai 2,39 del mio record italiano, ma considerando quello che ho passato, non nascondo la gioia di questo momento. Non ho mai smesso di crederci, mi serviva solo quella cattiveria che forse mi era mancata nella prime gare».