Giro d'Italia, Viviani lascia da oggi le tappe di montagna ed i velocisti si ritirano
Anche ieri, sull’interminabile rettilineo di Strada Serravalle, a pochi metri da dove dimorava l’Airone Fausto Coppi, tutti aspettavano la vittoria di Elia Viviani. Invece, ancora una volta, sul rettilineo di una tappa del 102° Giro d’Italia, l’undicesima, è sbucata la ruota di Caleb Ewan, australiano con gli occhi a mandorla perchè di madre sudcoreana. Il velocista tascabile ha bissato il successo conquistato a Pesaro, mettendo in fila tutti i rivali rimasti in lizza: da Demare, vincitore ieri a Modena, al tedesco Ackermann, acciaccato dopo la caduta di martedì, però ancora in grado di giocarsi la volata. Ma soprattutto Elia Viviani. Il campione italiano in carica è rimasto a bocca asciutta, vedendosi respingere dal traguardo piemontese.
È l’ultima sconfitta al Giro 2019, perchè il veronese se ne torna a casa, come ha ammesso a fine corsa, per ritrovare se stesso e soprattutto la carica che aveva prima di prendere il via da Bologna l’11 scorso. Viviani non deve avere digerito il declassamento di Orbetello, dove aveva vinto alla grande davanti a Fernando Gaviria perchè, da quel giorno, non è stato più lo stesso. Ma soprattutto non ha avuto quell’esplosività nelle gambe che per un velocista è linfa vitale.
Disarmato e declassato, il campione italiano e olimpionico su pista a Rio non è più riuscito a ritrovarsi; ieri ha dunque deciso di alzare bandiera bianca e di fermarsi. Il fine settimana, a cominciare dalla tappa di oggi da Cuneo a Pinerolo, ma soprattutto la sfida impossibile sulle Alpi come sulle Dolomiti, gli hanno consigliato di tirare i remi in barca.
Lo stesso ha fatto Caleb Ewan che, a differenza di Viviani, chiude la propria esperienza in questa edizione della corsa rosa con un paio di successi. Non male.
Ad animare la tappa ieri sono stati i soliti noti: Mirco Maestri, Marco Frapporti e Damiano Cima, andati a caccia di un’impossibile fuga per la vittoria. Dopo avere attraversato l’intera Pianura Padana sono stati inesorabilmente riassorbiti dal gruppo che si preparava alla alla volata. Grande movimento dei treni negli ultimi chilometri, con Lotto Soudal, Dimension Data, Deceunick Quick-Step, CCC e Bora Hasgrohe al lavoro per mettere i propri uomini-jet nelle condizioni di puntare al successo. Lo sprint di Ewan ha messo tutti d’accordo.
Valerio Conti, dal canto suo, ha aggiunto un altro anello alla propria collezione rosa, conservando la maglia più preziosa e ambita nella tappa dedicata a Fausto Coppi e Gianni Brera (la corsa è passata da San Zenone al Po, dove il giornalista e scrittore nacque 100 anni orsono, ndr).
La frazione ha regalato parecchie suggestioni, sospesa com’era fra una sequela di ricordi in bianco e nero, ma il viaggio a ritroso nella memoria proseguirà oggi. È in programma, infatti, la Cuneo-Pinerolo che, sia pure senza le cime scalate nel 1949, resta sempre la madre di tutte le tappe.
Sarà un altro tuffo nel passato, sospeso a metà tra i frammenti di memoria e la passione di un’Italia che provava a rialzarsi.
In quel 10 giugno di 70 anni fa non c’era più il Grande Torino, all’Italia non restava altro che aggrapparsi a Fausto Coppi.