Mvt - Il campione trentino di tutti i tempi Nuova sfida: Sighel vs Tonetta Votate il vostro atleta del cuore
Nuova sfida tra campioni del nostro sondaggio “Mvt - Il campione trentino di tutti i tempi”: oggi è tra il pattinatore Roberto Sigher e l'arciera Elena Tonetta. Ieri ha passato il turno Renato Travaglia nel duello con Cristian Deville
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ROBERTO SIGHEL. Dalle prime gare sul ghiaccio lago di Serraia al titolo mondiale sulla pista canadese di Calgary, passando per 5 Olimpiadi, 23 Mondiali, 8 Europei e oltre 20 titoli italiani. Roberto Sighel, pattinatore classe 1967 di Miola di Pinè, ha fatto davvero la storia della velocità in pista lunga in Italia, recitando per oltre 20 anni il ruolo di protagonista sugli anelli ghiacciati di tutto il Mondo. «Ho disputato le prime gare sulla pista naturale creata sulla superfice ghiacciata del lago di Serraia, e i primi successi sono legati ai Giochi della Gioventù – spiega Roberto Sighel nato in una famiglia di pattinatori, dove anche il papà Mario aveva disputato tante gare nazionali – sono cresciuto tra le fila del Circolo Pattinatori Piné, ma non ho brillato nelle categorie junior (forse anche per la mia corporatura esile). A 19 anni ho centrato il mio primo titolo tricolore senior, e due anni dopo debuttavo già alle Olimpiadi di Calgary 1988». Terra canadese che ha sempre portato fortuna allo skater pinetano. «Nel 1992 a Calgary (pista veloce e tecnica) ho vinto il titolo mondiale allround (unico azzurro ad aver ottenuto il titolo iridato sulle 4 distanze), mentre l’anno prima avevo ottenuto l’argento sulla mitica pista olandese di Heerenveen – tra le maggiori soddisfazioni resta il 3° posto ottenuto ai Mondiali Allround sulla pista di casa all’Ice Rink Piné, davanti al tifo di un’intera valle». Protagonista assoluto sulle quattro distanze (allround), Sighel sapeva esprimersi al meglio nelle prova più lunghe, dimostrando grande tecnica ed agilità sul ghiaccio e sapendosi adattare all’arrivo dei nuovi pattini (clap-skates) con il tallone sganciabile. «Ho saputo qualificarmi per cinque edizioni delle Olimpiadi, dando il meglio anche su piste ed impianti tra loro molto diversi – precisa il pattinatore pinetano – il rammarico più grande è non aver ottenuto una medaglia olimpica, il traguardo sperato da ogni atleta. A Salt Lake City nel 2002 ottenni il 7° posto sui 5.000 m. a pochi decimi dal podio, e dopo essere stato a lungo al comando: un vero peccato». Roberto Sighel amante della montagna (anche in inverno e con lo sci-alpinismo), della fotografia e della coltivazione dei piccoli frutti ha voluto tentare nuove sfide. «Nel marzo del 1999 ho stabilito il record dell’ora sulla pista di Calgary, stabilendo il nuovo primato alla media di 41.040,545 m/h - precisa Roberto Sighel - grazie ad un’adeguata preparazione ed ad uno staff affiatato ho centrato un importante obiettivo festeggiando al meglio il titolo iridato conquistato 7 anni prima». «In questi ultimi anni ho seguito come allenatore tanti ragazzi, creando un gruppo di atleti trentini molto promettenti nello short-track (pattinaggio in pista corta) – conclude Roberto Sighel – tra loro ci sono anche i miei figli Arianna e Pietro (già protagonisti ai Mondiali Junior ed in Coppa del Mondo). Auguro loro tanta fortuna e successi sportivi, la speranza è che sappiano potare in “casa Sighel” una medaglia olimpica: un traguardo che segna per sempre la carriera di un atleta».
ELENA TONETTA. Tre ori mondiali, due coppe del mondo, quattro Gran Prix europei e 38 titoli italiani dovrebbero bastare per dare la dimensione della classe sportiva dell’arciera Elena Tonetta. Una ragazza che ha cominciato a vincere nella categoria senior nel 2005, a diciassette anni, e che ancora adesso, dopo aver messo su famiglia ed essere diventata mamma, è tornata in pedana pronta a giocarsi la qualificazione olimpica a Tokyo, l’anno prossimo. «Se ci saranno i Giochi, mi piacerebbe molto riuscire a partecipare: dopo la gravidanza sono tornata nel giro della Nazionale e così ce la metterò tutta per riscattare la prova di Pechino, nel 2008», spiega Elena. E è proprio questo, a trentadue anni, il sogno sportivo più grande che sta inseguendo: quella partecipazione. «Sì, perché l’Olimpiade del 2008 fu molto amara. Ricordo che arrivammo in Cina come teste di serie e, a livello di squadra, ci aspettavamo una medaglia. Invece è andato tutto come non doveva andare».
La passione per l’arco è nata nel 1998, quando Elena aveva dieci anni. «Andavo in palestra per fare compagnia a mio papà e mio fratello che già praticavano il tiro con l’arco. Ho provato a tirare e il gesto mi riusciva facile: due mesi dopo ho partecipato ai Giochi della gioventù e mi sono qualificata per la fase nazionale».
Nonostante fosse giovanissima, Elena era già una sportiva: giocava a pallamano e, a sei anni, aveva cominciato a praticare la ginnastica artistica. «Probabilmente proprio quest’ultima disciplina mi ha aiutato nel trovare l’equilibrio necessario per arrivare in pedana e tirare con la necessaria stabilità. Poi ho duvuto smettere perché già da ragazzina ero troppo grande per quel tipo di sport. Per quanto riguarda la pallamano, invece, mi piaceva moltissimo ma il problema delle insaccate alle dita col pallone si è rivelato insormontabile. Quando sono stata convocata in Nazionale di tiro con l’arco ho così dovuto rinunciare alla palla e di fatto anche a tutti gli altri sport. D’accordo, l’inverno qualche volta andavo a sciare e praticavo anche lo snowboard, ma sempre con il timore di farmi male, così ho smesso. L’unico sport che ho continuato a praticare perché non mi dava grossi rischi è il nuoto».
Fin dalle prime gare con l’arco, Elena aveva chiaro che quello sport poteva riservarle grandi soddisfazioni. Infatti si rifaceva alla coreana Park Sung-hyun, che ha vinto tre medaglie d’oro alle Olimpiadi e quattro ai mondiali. «A livello italiano invece ambivo a seguire le orme di Natalia Valeeva» precisa. Poi con la Valeeva ci ha pure gareggiato contro. E nel 2008 hanno partecipato assieme alle Olimpiadi di Pechino mentre ora è la sua allenatrice in Nazionale. «Nel 2005 e nel 2006 mi è anche capitato di batterla e per me è stata una soddisfazione eccezionale. Anzi, forse la più grande soddisfazione in carriera. Nel 2005 ero ancora junior ma ho vinto il Gran Prix senior battendo proprio la Valeeva in una delle ultime tappe, in Polonia. La mia prima vittoria importante».
Tabellone parte sinistra
Tabellone parte destra