Pechino saluta e la bandiera olimpica passa a Milano-Cortina per i Giochi 2026 che emozioneranno le Dolomiti
Malagò: "Tra quattro anni un'edizione che recupererà l'anima e l'atmosfera, faremo la differenza". Oltre alla Lombardia e al Bellunese, molte gare delle prossime Olimpiadi si svolgeranno in Trentino e in Alto Adige
PECHINO. Pechino, la città delle 'due Olimpiadi', affida il testimone a Milano-Cortina 2026 e si congeda dopo Giochi invernali segnati da record, dalla bolla anti-covid, dalla nascita o caduta di nuovi eroi ed eroine, e dall'ombra del doping, ma con il più grande vincitore che dentro e fuori le piste potrebbe essere proprio la Cina.
Il testimone passa a Milano-Cortina 2026, i Giochi dolomitici che vedranno molte competizioni svolgersi anche in Trentino Alto Adige: la bandiera olimpica è stata affidata ai sindaci del capoluogo lombardo Giuseppe Sala e e della località turistica bellunese Gianpietro Ghedina e atterrerà alla Malpensa tra poche ore.
Il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha parlato di "organizzazione da complimenti" alla Cina avendo provato anche il rigido isolamento degli hotel Covid, ha promesso tra quattro anni un'edizione che recupererà "l'anima, l'atmosfera. Su questo faremo la differenza".
Per l'Italia il miglior risultato dopo quello di Lillehammer '94: alla fine 17 medaglia, due ori, uno dei quali è per metà trentino, con il cembrano Amos Mosaner in coppia nel curling con la bellunese ampezzana Stefania Constantini.
Inoltre, ci sono per i trentini l'argento e il bronzo del pinetano Pietro Sighel nello short track.
Quattro i sudtirolesi sul podio, fra loro Dorothea Wierer, bronzo nel biathon, che come noto vive in val di Fiemme.
Il Dragone cinese intanto si è scrollato di dosso un boicottaggio diplomatico guidato dagli Stati Uniti in nome delle violazioni dei diritti umani, ha stretto una nuova alleanza con la Russia con il presidente Vladimir Putin catapultatosi alla cerimonia di apertura per gettare le basi di un nuovo ordine geopolitico, e si è piazzata al terzo posto per ori conquistati (9 sulle 15 medaglie totali), alle spalle di Germania (12) e Norvegia (16), ma superando gli Stati Uniti (8) che puntano ancora al concorso di pattinaggio artistico a squadre sperando nella squalifica del team russo per la vicenda della 15enne Kamila Valieva, positiva a sostante proibite.
Con nuove accuse, vista la recidiva post Sochi, di doping verso Mosca.
Ma rispetto alla Cina dei Giochi estivi del 2008 desiderosa di aprirsi con fiducia verso l'esterno e di partecipare alle vicende globali, quella dei Giochi invernali del 2022 si è presentata come una potenza mondiale sospettosa, chiusa anche per la pandemia, con un solco con l'Occidente più marcato e permettendosi anche di avvertire alla vigilia dell'apertura che ci sarebbe stata poca tolleranza per le critiche degli atleti stranieri. Nel 2008, il predecessore di Xi, Hu Jintao, aveva condiviso i r
iflettori con l'allora presidente americano a George W. Bush e numerosi altri leader democraticamente eletti. Questa oltre a Putin, la scena è stata presa da leader arabi e delle repubbliche dell'Asia centrale ex sovietiche.
L'Olimpiade unica nel suo genere in tempi di pandemia, questo il risultato, per un'edizione "semplice, sicura, splendida, insieme per un futuro condiviso", aveva assicurato il presidente Xi Jinping, mantenendo la promessa di tenere il Covid sotto controllo (con poco più di 500 casi accertati dal 4 gennaio) grazie al sistema delle bolle stagne (specchi della 'tollenza zero' al Covid voluta dalla leadership comunista) che ha retto l'onda d'urto degli oltre 20.000 visitatori, riducendo ai minimi gli spettatori presenti alle gare e utilizzando nella mega organizzazione 60.000 tra volontari e personale di vario tipo.
La Cina ha usato ancora lo sport per consolidare la posizione di superpotenza globale, con una percezione internazionale in Occidente ancora più precaria di quanto non lo fosse prima delle Olimpiadi. Ma poco importa, tra i suoi campioni c'erano la sciatrice freestyle Eileen Gu, l'adolescente fluente in mandarino nata a San Francisco, strappata agli Usa per competere per la Cina: una 'principessa delle nevi' capace di vincere due ori e un argento. In controtendenza rispetto alla caduta dell'americana Mikaela Shiffrin, la 'regina dell nevi', arrivata a Pechino con l'ambizione di 5 ori e ripartita a mani vuote.
La scommessa di Xi alla fine è stata vinta: impianti convertii a Pechino o fatti nel nulla, sbancando fianchi di montagna per costruire le piste di sci coperte di neve artificiale con tecnologia italiana a basso impatto ambientale, con la convinzione di una forte mobilitazione degli oltre 300 milioni di cinesi che sarebbero interessati agli sport invernali e al suo turismo.
Tra gli spot dei Giochi, il regalo della collezione di spillette olimpiche dalla coppia cinese a quella Usa del curling di spadre miste e gli abbracci tra l'ucraino Abramenko e il russo Burov (argento e bronzo) sugli sci del big air, malgrado al confine tra i due Paesi soffino i venti di guerra.