Ala / La storia

Michael Armani di Chizzola non poteva camminare, ora insegue la serie A

Non ancora diciottenne, gioca nella Primavera dell'Udinese. Ma due anni fa la sua carriera promettente aveva subito un drammatico stop: quando era al Südtirol, fu ferito da un giovane e una brutta infezione lo costrinse alla carrozzina per 12 mesi. Paura e dolore, poi la ripartenza e ora comincia il campionato: «Ho sempre creduto di potercela fare. Non è stato facile, sono stato davvero male. Ma ho sempre pensato solo a guarire...»

di Paolo Micheletto

TRENTO. «Mi chiamo Michael Armani. Sono di Chizzola di Ala. Nato il 23 settembre 2004. Ho un sogno: fare il calciatore. Sto salendo tutti i gradini per coronare l’obiettivo di una vita: oggi gioco nella Primavera 1 dell’Udinese. Il calcio è la mia vita: la mamma ricorda che a otto anni le ho promesso che avrei giocato in serie A».

Va raccontata dal diretto protagonista, questa storia. Che è la storia di un ragazzo che oggi è tornato a rincorrere un pallone ad alti livelli. Un ragazzo con un bel futuro davanti ma con tanta sofferenza alle spalle. Dopo un ottimo campionato nella Primavera del Pordenone è stato chiamato nella Primavera dei friulani, che si è guadagnata la possibilità di competere con le migliori squadre giovanili delle grandi società, l’Inter, il Milan e la Juventus, per intendersi.

Ma due anni fa è accaduto qualcosa che ha rischiato di interrompere per sempre quel sogno e quel percorso di crescita. E questo rende il tutto ancora più speciale.

Perché Michael Armani due anni fa è stato vittima di un gravissimo episodio di bullismo. Dal quale ha rimediato una altrettanto brutta infezione, che di fatto gli ha impedito di camminare per un anno. Era il 2020, era appena arrivato l’incubo del Covid e il giovane calciatore trentino iniziava un’odissea che poteva portarlo ad abbandonare ogni idea di giocare a calcio. Non è andata così, per fortuna.

Ma proseguiamo con il racconto di Michael Armani. «Inizio a giocare da piccolo nel Castelsangiorgio. All’inizio faccio il portiere ma un po’ mi annoio. Mi mettono in attacco e le cose vanno decisamente meglio. Passo alla Vipo e poi al Trento. Gioco da attaccante esterno, faccio gol ma mi piace anche inventare l’assist al compagno. Mi chiama il Süditirol e vado a giocare a Bolzano. Cambio ruolo e mi “scopro” esterno di centrocampo. Una novità che mi sta bene. Oggi sono un terzino a cui piace spingere in attacco, anche se non dimentico certo di difendere».

Fino a qui, un percorso lineare. Ma la vita lineare non lo è quasi mai. A Bolzano Michael Armani viene ferito da un altro giovane e si prende un’infezione che gli blocca l’uso delle gambe.

Il ragazzo finisce ricoverato all’ospedale Santa Chiara per un mese e mezzo. Per un altro mese papà Tullio e mamma Katia lo accompagnano ogni giorno al reparto Infettivi per le cure necessarie.

Il fratello Riccardo non lo molla un attimo e gli sta vicino come solo un fratello o una sorella sanno fare. Di fatto Armani resta su una carrozzina per un anno. Ad un certo punto il medico lo avverte: «Non so se tornerai a giocare».

«Ma io ho sempre creduto di potercela fare. Non è stato facile, sono stato davvero male. Ma ho sempre pensato solo a guarire. Devo ringraziare la famiglia: con le persone care al tuo fianco diventa possibile affrontare anche i problemi più gravi. Non ho mai mollato».

«Certo che ricordo la prima corsetta che ho fatto dopo tanta sofferenza. Ero ancora al Südtirol. Correvo ed ero felice, anche se poi alla sera dovevo mettere il busto ed ero stanco. Ma voleva dire che stavo tornando a giocare. No, non provo rabbia verso chi mi ha causato quei problemi. Guardare indietro non fa bene. Oggi gioco nella Primavera 1 dell’Udinese e sono contento. Il mio sogno l’ho sempre avuto, ma sono scaramantico e ne voglio parlare troppo. Cerco solo di migliorarmi ogni giorno, con il lavoro duro: al mattino vado in palestra e al pomeriggio al campo. E faccio la vita da atleta anche fuori dal campo: vado a letto presto e mi alimento bene. Fare una vita sana è necessario».

«Naturalmente seguo il calcio da sempre. Sono juventino fino al midollo e il mio giocatore preferito è Cuadrado. Mi ispiro a lui. Guardo da vicino i giocatori della prima squadra dell’Udinese, anche perché ci alleniamo sugli stessi campi. Che classe Deulofeu e Udogie, ma ci sono tanti giocatori dai quali c’è da imparare».

«Sono contento che agli alti livelli del calcio nazionale ci siano tanti giocatori trentini. Seguo Andrea Pinamonti. E poi Giacomo Olzer (ora al Brescia) che è un esempio per tutti: ha avuto un brutto periodo legato agli infortuni ma la sua capacità di reagire è stata grande».

In questi giorni Michael Armani è tornato a casa dai genitori per qualche ora di relax. Poi riprenderanno gli allenamenti, perché sabato inizia il campionato Primavera: «Io sono pronto. Spero di fare un bel torneo, come quello dell’anno scorso a Pordenone. I consigli per i ragazzi che sognano di fare i calciatori? Allenarsi al massimo, avere la mente libera, non farsi prendere dalle pressioni, ricordarsi l’importanza anche di quello che accade fuori dal campo. Io sono orgoglioso di aver superato grandi difficoltà, ma ora voglio pensare solo a migliorare».

Anche i genitori hanno superato momenti difficili, e vedere il figlio Michael correre lungo la fascia destra del campo li ripaga di tanto dolore. La speranza era nel loro cuore. Mamma Katia è sempre accanto al figlio, anche quando è a distanza: «Siamo orgogliosi di lui - dice - Credo che la sua storia possa essere d’esempio per tanti ragazzi: davanti ai momenti difficili non bisogna mollare. Se combatti i sogni si possono avverare. Ma, anche per combattere il bullismo, bisogna farsi aiutare e reagire».

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