Tennis / Doping

Il futuro di Jannik Sinner è nelle mani del tribunale sportivo Tas: ecco le tappe del processo (sarà lungo)

Parla l’avvocato Di Cintio, esperto legale dello sport: ci sono precedenti favorevoli, come il caso Palomino, ma anche negativi come due sciatrici norvegesi. L'Avvocato Fontana: "Le norme sono come quelle della Santa Inquisizione"

ROMA.  Il nuovo processo, i tempi incerti, così come l'esito. Jannik Sinner è ripiombato nel limbo: il ricorso della WADA contro l'assoluzione decisa dall'ITIA per la positività al clostebol del tennista numero uno al mondo ha riaperto un iter che lo stesso campione dava per chiuso. Dopo aver ribadito che anche il nuovo passaggio dimostrerà la sua innocenza, l'azzurro comunque dovrà affrontare un altro percorso che si annuncia piuttosto lungo.

Intanto continua a giocare, e lo farà anche a Pechino dove da campione in carica affronterà i quarti del torneo Atp 500 contro il polacco Jiri Lehecka. E lo dovrà fare nei prossimi mesi, intensi, tra le Finals di Davis a Malaga, le Atp Finals e a scavallare al nuovo anno gli Open d'Australia dove arriverà da campione in carica. E sempre con il peso del giudizio e il timore che quanto deciso dall'International Tennis Integrity Agency possa essere ribaltato.

"E' importante sottolineare che, ad oggi, Sinner non risulta sospeso e, conseguentemente, potrà proseguire la propria attività agonistica senza limitazioni di alcun genere - spiega l'esperto di diritto sportivo, avvocato Cesare Di Cintio -. Il procedimento, regolarmente incardinato, prevede che la WADA presenti le motivazioni nel termine di 10 giorni (che potranno essere prorogabili) dal deposito del preannuncio del ricorso".

L'iter è standard: "Successivamente la difesa di Sinner disporrà di 20 giorni (anche questi prorogabili) per costituirsi nel giudizio sostenendo le proprie difese - aggiunge Di Cintio -. Si procederà quindi alla nomina del collegio arbitrale composto da tre giudici, uno nominato dal TAS con funzioni di Presidente, uno nominato dalla difesa di Sinner e l'altro dalla WADA. Il Collegio giudicante nominato analizzerà il caso e regolerà la cadenza degli ulteriori incombenti processuali. In assenza di proroghe, la prima udienza potrebbe essere fissata per dicembre. Data la particolarità del caso, tuttavia, potrebbero essere necessarie diverse udienze prima di giungere alla decisone finale".

L'agenzia antidoping - sotto accusa dopo il caso dei nuotatori cinesi ammessi a gareggiare a Tokyo nonostante casi di doping, vuole ora ritrovare credibilità mostrando il pugno duro - ha chiesto una squalifica da uno a due anni. "La Wada, come in primo grado, presumibilmente sosterrà che, seppur rilevato in piccole quantità, il clostebol risulta comunque dopante e, come tale, proverebbe la negligenza dell'atleta che è sempre tenuto a prestare la massima attenzione e non esporsi a contaminazioni con prodotti proibiti - sottolinea Di Cintio -. Sinner, tuttavia, potrà contare su due elementi a suo favore: la bassissima concentrazione del prodotto rilevato che, secondo le perizie già agli atti, può essere giustificata solo mediante una contaminazione involontaria e sul precedente simile di Palomino, in cui la stessa sostanza era presente in misura superiore e, comunque, si era concluso con l'assoluzione dell'atleta. Quelli indicati sono tutti elementi che potrebbero portare alla assoluzione di Sinner".

Due però i precedenti in senso contrario: i due sciatori di fondo norvegesi, Therese Johaug e Martin Sundby. Anche qui il clostebol nel mirino, la difesa con assunzione involontaria non accolta dalla giustizia sportiva, con il Tas che addirittura aumentò la sanzione della sciatrice da 13 a 18 mesi, lasciandola fuori dai Giochi invernali del 2018.

"Il problema delle norme anti-doping, quasi al pari della Santa Inquisizione, è che c'è un'inversione dell'onere probatorio. Una volta che si è trovati positivi, si è colpevoli fino a prova contraria. La prova deve essere data da Sinner". Questa la principale insidia cui va incontro il numero 1 del mondo davanti al Tas, secondo l'avvocato Giovanni Fontana - con una lunga esperienza nelle questioni giuridiche legate al doping - ospite di Radio Anch'io Sport (Rai Radio 1) sul caso Clostebol e la richiesta della Wada di squalificare il tennista da uno a due anni. "Se ci sono le prove che l'utilizzo del farmaco è stato fatto da un altro soggetto (il fisioterapista Giacomo Naldi, ndr) e che Sinner non sapeva niente e non ne poteva sapere niente, ci sono buone possibilità per ottenere l'assoluzione anche di fronte al Tas" ha aggiunto il legale.

"Il problema del Clostebol è ricorrente in Italia, tra l'altro non è più una molecola usata a fini dopanti, nel tempo si è scoperto che ci sono molecole migliori. Molto probabilmente il 95% degli atleti trovati positivi non sono dopati - ha spiegato Fontana - ma atleti che hanno commesso errori e leggerezze. L'uso del doping è molto diminuito nel mondo, sono aumentati controlli e migliorate le procedure che la Wada ha uniformato".

Nelle urine di Sinner è stata rintracciata una quantità infinitesimale di Clostebol: "La quantità era infinitesimale e il miglioramento delle prestazioni è pari a zero. Il problema dell'anti-doping è che un anabolizzante rimane in circolo nel corpo per mesi e quindi non si può stabilire solo in base alla quantità l'uso che si è fatto dell'anabolizzante". L'avvocato ha ammesso di essere rimasto "un po' sorpreso" dal ricorso Wada. "Non me l'aspettavo, da quello che leggevo sembrava chiara la buona fede di Sinner. Comunque ci sta che la Wada possa fare appello, lo fa tante volte" ha concluso. 

Sinner intanto va avanti, confidando nel sostegno dei tanti tifosi che in tutto il mondo in questi giorni gli si stringono intorno: 'forza Jannik' il grido sui social.

E anche il rivale Carlos Alcaraz lo sostiene: "Mi dispiace per quello che sta passando: il caso era chiuso, avevano stabilito che era innocente: tutto questo non fa bene al nostro sport, spero che Jannik possa continuare a fare bene come sa fare quello che più ama. Il tennis".

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