Il pallavolista scrive al Papa «Salvami il Natale, il 25 mi fanno giocare a Trento»
Lo sport non si ferma mai, e ormai anche il giorno di Natale è diventato quasi una data come un’altra nel fittissimo calendario di varie discipline. I più si adeguano, ma c’è qualcuno che non ci sta, arrivando a fare appello al Papa per salvaguardare il diritto a celebrare il proprio credo. Lo ha fatto che Davide Saitta, 32enne palleggiatore della Consar Ravenna, squadra della Superlega di pallavolo, il quale ha scritto al Pontefice una lettera aperta su Avvenire che comincia con queste parole. «Chiedo aiuto Papa Francesco, vogliono “rubarmi” il Natale!». Perché Ravenna giocherà, proprio il 25 dicembre, contro l’Itas a Trento.
Un appello cui per il momento ha risposto padre Gionatan Di Marco, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei. «Il Papa ti risponderà di sicuro, ma intanto ti dico che lo sport non è tutto - scrive tra l’altro Di Marco - Il tempo è importante, e col tempo non si gioca». «Il tempo - prosegue il cappellano della squadra olimpica italiana - doniamolo per parlare ai ragazzi e alle ragazze che fanno il tifo per voi per depositare nel loro cuore il desiderio di cose semplici, che sono le più grandi».
Tutto nasce dal fatto Ravenna dovrà affrontare l’Itas Trentino, a Trento, proprio il 25 dicembre, perchè, spiega il giocatore, «la società ospitante non dispone del palazzetto per il giorno di Santo Stefano (data in cui si giocano tutte le altre gare)». Il giocatore non ci sta, anche perché la lega volley, a cui dice di essersi rivolto, non ha voluto venirgli incontro.
«Sono cresciuto in una famiglia cristiana - sottolinea Saitta - vivendo intensamente i tempi liturgici di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua. Il 25 dicembre saremo l’unica squadra in trasferta chiamata a scendere in campo e a lasciare le nostre famiglie dal pomeriggio della Vigilia fino alla notte del giorno di Natale».
«Stavo per arrendermi all’idea di lasciar perdere - continua - ma poi mi sono detto che portare avanti questa pacifica e legittima causa lo devo a me stesso, a mia moglie e soprattutto a mia figlia Noemi, che vivrà il suo primo Natale».
La conclusione della lettera è questa: «Ascolta Papa Francesco la mia supplica di voler vivere intimamente ed insieme alla mia famiglia il Santo Natale. È il grido di un cattolico che molto spesso è voce di uno che grida nel deserto in questa società volta alla scristianizzazione».