Sbaglia la ricarica telefonica Deve intervenire la Procura

A volte la realtà supera la fantasia. Un noto ristoratore giudicariese, dopo aver effettuato una ricarica telefonica di 100 euro e accortosi di aver sbagliato il numero, contatta il titolare della scheda al quale aveva erroneamente addebitato l'importo. Quest'ultimo lo sbeffeggia e si rifiuta di restituire i soldi. Interviene la procura e, dopo cinque, anni, arriva l'agognato rimborso e la lettera di scuse

GIUDICARIE - Italia, Paese di litigiosi. È solo un luogo comune? Proprio per niente: infatti c'è chi si dà da fare per dimostrare la fondatezza dell'affermazione. Nel 2005 Gianni Cassanelli (docente all'istituto alberghiero di Tione, ristoratore e maitre rinomato) compera una ricarica telefonica da cento euro. Si accorge subito di aver ricaricato un altro apparecchio: ha semplicemente sbagliato a battere un numero. Chiama il telefono ricaricato per spiegare l'errore e per chiedere la restituzione della cifra. Gli pare di avere una trovata gentile. «Per il disturbo le do trenta euro, può andare bene?», chiede alla titolare del telefono. La signora (che non sembra avere un comportamento tanto signorile) per tutta risposta esclama: «Se sei cretino che ci posso fare?», minacciandolo poi di denunciarlo per molestie qualora avesse richiamato. Cassanelli si reca alla Procura della Repubblica di Trento per inoltrare la denuncia. La cosa appare piuttosto complicata. Il fatto è che gli inquirenti fanno una scoperta: la scheda non è intestata alla signora, ma ad un'altra persona. Comunque la Procura trentina riesce a risalire al titolare e quindi a proseguire la propria azione. Con passi lenti ma sicuri la Giustizia, dopo cinque anni, è arrivata. I querelati in un primo tempo nominano due avvocati che sarebbero dovuti venire da Napoli a Trento. Verrebbe da ridere pensando alla cifra in ballo, cento euro.  Quando i querelati si sono accorti che la Procura di Trento faceva sul serio hanno dichiarato la loro disponibilità a rimborsare i cento euro, stavolta senza la percentuale del 30% che Cassanelli era disponibile a cedere all'inizio. Ieri è giunta la conclusione: i cento euro e la lettera di scuse sono passati dalle mani della signora poco signorile a quelle di Gianni Cassanelli.
G. B.

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