Pubblica la croce celtica sul suo profilo Facebook stoppa Marika Poletti (FdI)
Qualche suo «amico» su Facebook, alla vista di quella fotografia usata come immagine di copertina, ha deciso di non soprassedere e ha agito, segnalando il profilo direttamente al social network. La croce celtica, la fiamma tricolore e la scritta «camerata» sono costati alla presidente di Fratelli d’Italia Marika Poletti una sospensione da Facebook.
Si tratta di una sorta di «cartellino giallo», un richiamo che impedisce all’utente di utilizzare il proprio profilo per qualche tempo: si può andare da qualche ora fino a qualche giorno, ma poi tutto torna come prima. In caso di nuove segnalazioni e nel caso Facebook ritenga nuovamente offensivi i contenuti, il rischio è la cancellazione dell’account.
Marika Poletti, ovviamente, non ci sta. «È piuttosto frequente che vengano bloccati degli account, anche per sciocchezze come quella che mi ha riguardato. La cosa che mi dispiace non è non poter utilizzare il mio profilo per qualche giorno (la presidente ieri si è comunque dilettata con Twitter), ma che quella foto rappresentava il ricordo di un ragazzo morto due anni fa». Ma c’è modo e modo per ricordare: forse i vari riferimenti fascisti presenti in quell’immagine hanno offeso qualcuno?
«Io non devo rispondere dell’ignoranza altrui. In quella foto non c’era nulla di offensivo o di fascista. La croce celtica non è un simbolo fascista, forse anche a Facebook dovrebbero ripassare la storia. Poi c’erano una fiamma e una scritta «camerata Max presente». Non c’era nulla di grave, ma ho preso la sospensione con ironia e a breve tornerò a dare fastidio ancora sul social network. Ribadisco, l’unica cosa che veramente mi dispiace è che si trattava di un ricordo per un ragazzo».
Tra l’altro il regolamento di Facebook, ovvero i cosiddetti «Standard di comunità», non riconosce il reato di apologia di fascismo e quindi anche chi ha segnalato il profilo della Poletti non può averlo fatto in questi termini.
L’Anpi nazionale, nei mesi scorsi, ha promosso una campagna per invitare Facebook a inserire la voce di apologia nelle possibilità da scegliere per segnalare una pagina o un utente. La raccolta firme sul popolare sito di petizioni change.org ha raggiunto i trentamila sostenitori.
Fascismo o no, in ogni caso, Mark Zuckerberg (ovviamente non lui in persona) ha ritenuto valida la segnalazione e costretto la presidente a un digiuno forzato dal social network.
Sulla vicenda interviene, con una nota, anche il partito stesso. «Non siamo disposti - scrive FdI - a lasciare ad altri la facoltà di giudicare, condannare e censurare il nostro pensiero ed una delle massime espressioni dell’affetto umano: onorare la memoria di un amico che non vi è più». E ancora: «I draghi da tastiera che segnalano anonimamente, i sistemi di controllo di facebook e le varie anacronistiche petizioni promosse da associazioni quali l’Anpi; tutti sedicenti sorveglianti della pubblica morale. Dimenticano, forse che gli unici che potevano definirsi tali erano i censori romani, magistrati la cui reputazione, spessore e condotta di costumi erano inoppugnabili ed il cui giudizio comportava, oltre all’esclusione delle cariche magistrali, anche l’ignominia e la riprovazione sociale».
E ce n’è anche per Facebook, che «dopo aver giudicato “offensiva” e rimosso l’immagine di uno striscione apposto il giorno del funerale di un ragazzo, nulla ha da eccepire contro pagine che incitato alla violenza sessuale contro la Madonna, abusi sugli animali od intitolate a bestemmie. Queste sono pagine che “rispettano gli standard della comunità”, come usualmente rispondono gli amministratori del social network».