La sonda Juno nell'orbita mai prima così vicini a Giove
La sonda Juno della Nasa è entrata nell’orbita di Giove. Mai finora un veicolo è stato così vicino al pianeta più grande del Sistema Solare. I nove strumenti a bordo, due dei quali sono italiani, potranno ora mettersi al lavoro per rispondere alle tante domande aperte sul pianeta gigante, come la composizione del nucleo e l’ambiente estremo in cui è immerso, dove le radiazioni sono più intense che in qualsiasi altro luogo del nostro sistema planetario. Nelle due illustrazioni, la rappresentazione grafica della manovra.
Lanciata il 5 agosto 2011, Juno (JUpiterNear-polarOrbiter) è stata realizzata dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasaha ed ha viaggiato per cinque anni, percorrendo quasi tre miliardi di chilometri per studiare il pianeta gigante grazie a un cuore scientifico che parla italiano.
Larga 20 metri e alta 4,5, è il primo veicolo spaziale a energia solare i'mpegnato in una missione cosi' lontana dal Sole. È anche il primo veicolo spaziale a sorvolare i poli di Giove, esplorando i vortici che tormentano l'atmosfera del pianeta 300 volte piu' massiccio della Terra.
L'incontro con Giove è avvincente come un thriller. La sonda è infatti immersa nel gigantesco campo magnetico del pianeta, l'ambiente più ricco di radiazioni del Sistema Solare, bersagliata dall'equivalente di 100 milioni di radiografie. Altre radiazioni provengono dalle particelle liberate dai vulcani della più interna delle lune di Giove, Io. Senza contare che lo strato di idrogeno nascosto sotto le nubi di Giove, in condizioni di pressione incredibili, potrebbe comportarsi come un conduttore elettrico.
Negli anni '70 le sonde Pioneer sono state le prime a passare vicino al pianeta gigante, catturando dettagli della superficie, come macchie, aurore e maree. Adesso si tratta di conoscere tutti questi aspetti molto piu' da vicino e, soprattutto, bisogna capire che cosa si nasconde sotto la superficie del pianeta gigante.
Scoprirlo è il compito dei nove strumenti della sonda, il cui cuore scientifico e' lo spettrometro italiano Jiram (JovianInfraRedAuroral Mapper): oltre a catturare le immagini delle aurore polari, studiera' gli strati superiori dell'atmosfera a caccia di metano, vapore acqueo, ammoniaca e fosfina. Finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), è stato realizzato da Leonardo-Finmeccanica a Capi Bisenzio (Firenze) sotto la responsabilita' scientifica dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf).
Ottenere la prima mappa interna di Giove è l'obiettivo di KaT (Ka-Band Translator), progettato dall'Universita' Sapienza di Roma e realizzato dalla Thales Alenia Space Italia con il supporto dell'Asi. Italiano, infine, anche il sensore d'assetto Autonomous Star Tracker, realizzato da Leonardo-Finmeccanica: dopo averla guidata verso Giove, il sensore permettera' a Juno di mantenere la rotta nell'orbita del pianeta gigante.
A bordo di Juno non ci sono solo strumenti scientifici; ci sono la targa con il ritratto e la firma di Galileo Galilei e il testo che descrive la scoperta delle lune di Giove. Questo omaggio al grande fisico italiano è accompagnato da un carico meno serioso, ma ugualmente importante: tre minuscole statuine che raffigurano Galilei e le antiche divinita' Giove e Giunone, realizzate dalla Lego in collaborazione con la Nasa nell'ambito di un programma teso a stimolare nei ragazzi l'interesse per i temi scientifici.
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