Whatsapp introduce il «bollino» che dice se il messaggio è inoltrato
WhatsApp sta ufficialmente testando una funzione contro spam e fake news: contrassegna un messaggio inoltrato per far capire che non è stato scritto dall’utente ma semplicemente copiato da un’altra conversazione, quindi non verificabile. A confermare un’indiscrezione circolata qualche settimana fa è Carl Woog, capo della comunicazione della chat di proprietà di Facebook, intervenuto al Global Fact-Checking Summit che si è tenuto a Roma. Un tentativo per interrompere bufale, truffe o catene di Sant’Antonio, fastidiose e in alcuni casi drammatiche. Come dimostra quanto accaduto di recente in India: due uomini sono stati uccisi dopo un tam tam di panzane sulla chat, che li accusava del rapimento di bambini.
«Aiutare i fact-checkers sarà una mossa futura cruciale per WhatsApp, abbiamo a cuore la sicurezza degli utenti», aggiunge il manager dell’app di messaggi più popolare al mondo che secondo il Reuters Digital News Report 2018 sta conquistando sempre di più il favore delle persone nella fruizione delle notizie. Secondo gli ultimi dati, la piattaforma conta 1,5 miliardi di utenti mondiali che inviano 65 miliardi di messaggi al giorno. Per Woog «il 9% dei messaggi sono mandati tra due persone, i gruppi contano in media 6 utenti». Un’altra soluzione per contenere la disinformazione - sottolinea il manager - è dare più potere agli amministratori dei gruppi che possono controllare le conversazione e gestire il tipo di messaggi. Al momento - aggiunge - non sono allo studio di WhatsApp contrassegni per le fake news, mentre per le organizzazioni di fact-checking non è ancora possibile raggiungere tante persone, l’app deve ancora implementare sistemi per grandi numeri «è stata progettata per gli amici e la famiglia». La chat attualmente sta facendo esperimenti in alcuni paesi per la verifica delle notizie con fact-checkers certificati. E con WhatsApp Business, la chat professionale lanciata a gennaio in un gruppo di paesi, sarà possibile per media e testate giornalistiche avere profili verificati.
A tallonare WhatsApp nel mondo è la chat cinese WeChat che poche settimane fa ha raggiunto il traguardo di 1 miliardo di profili. Una piattaforma che opera in un paese, la Cina, che monitora Internet e in cui «la disinformazione è punita con il carcere» ha ricordato nel corso del Global Fact-Checking Summit di Roma, Chi Zang dell’University of Southern California, studiosa di questa app di messaggistica. «Molti di voi lavorano in paesi con una presenza significativa di immigrati cinesi», ha poi detto la ricercatrice rivolgendosi alla platea del Summit e incoraggiando a interessarsi a WeChat chi lavora sulla verifica delle notizie e alla creazione di un network.