I robot nelle nostre case. Iniziando dall'auto
Il sogno comune di avere un maggiordomo si realizzerà entro 11 anni. Nel 2030 avremo un robot-assistente che risolve le faccende di tutti i giorni, che sveglia la famiglia intera (senza trilli, con voce garbata e convincente), che segue i compiti dei figli, che fa la spesa (e la porta a casa). Avremo un cervello virtuale oltre al nostro per gestire gli appuntamenti di lavoro, il gran flusso di e-mail (la sempre più imponente pressione di comunicazione virtuale ci farà arrivare alla tecnologia 6G nel 2030) e che guiderà al nostro posto o ci farà muovere con taxi-volanti per i tragitti cittadini più ingolfati dal traffico. Anche la scuola cambierà e fra dieci anni le lezioni saranno tenute al 50% da insegnanti virtuali. Solo per fare qualche esempio concreto, dovuto alla evidente spinta innovativa nel campo dei devices robotizzati che subirà il culmine nel 2025 e che realizzerà soluzioni per la vita quotidiana entro il 2030.
Se ne parla da almeno 3 decenni, di prototipi di robot se ne vedono moltissimi e qualcosa già è arrivato nelle nostre case. Alberto Sordi, alla regia di ‘Io e Caterina’, fece i primi passi negli anni ’80 creando Catherine, un robot femmina tuttofare, mentre questo Natale in cima alla lista dei prodotti più venduti su Amazon spiccano altoparlanti e dispositivi intelligenti sempre connessi online per la gestione domestica, così come i piccoli robot per la sicurezza e la pulizia di casa. L’assistente virtuale ci piace proprio ma tutto ciò è ancora poca cosa, il meglio deve ancora arrivare.
Lo attesta un report sui mega trend globali «A day in the sentient world of 2030». L’indagine è a cura della statunitense Frost & Sullivan, global research and consulting organization con oltre 40 sedi nel mondo. L’inclusione di robot nella vita quotidiana sarà perfettamente realizzata entro il 2030 e gli analisti indicano quali saranno quelli più amati.
«La giornata inizierà con Sammy, - spiega Richard Sear, senior vice president di Forst & Sullivan e autore del report. Questo il nome della sveglia del 2030 che sarà robotizzata e proattiva, priva di trilli, voci metalliche e rumori fastidiosi ma dotata di sentimenti (imparerà dal nostro stile di vita) e dalla voce naturale, perfino divertente. Sammy in realtà sarà molto più di una semplice sveglia, sarà il centro di controllo della casa e della famigla intera: ricorderà i compleanni del giorno, i farmaci da assumere, le scadenze lavorative, ascolterà i nostri gusti e desideri per comporre il menù della giornata, controllerà cosa c’è nel frigorifero e nella dispensa e, nel caso, comprerà gli ingredienti e li farà arrivare a casa a bordo di droni inviati dal supermercato di quartiere. In questo modo non esisteranno più avanzi di cibi ammuffiti e scarti alimentari».
Gli studiosi hanno calcolato che con i futuri «home control center» smetteremo di buttare nella spazzatura il 40% della nostra spesa risparmiando oltre 300 dollari al mese.
Dopo Sammy lo studio segnala il fenomeno «veicoli a guida autonoma», sempre più attuali e vicini: scuolabus automatizzati e senza conducenti, monitorati da sensori e videocamere piazzate in modo tale che i genitori possano monitorare i propri figli durante il tragitto (e, pare, ridurre i fenomeni di bullismo fra ragazzi); o una pletora di taxi e automobili ibride senza guidatori che manderanno allo sfascio l’auto di proprietà. La macchina privata sarà scalzata da mezzi a conduzione elettrica in car sharing, naturalmente guidati dai robot. Con la morte dell’automobile propria anche i garage non saranno più quelli di oggi e verranno trasformati in charge station per la ricarica dei mezzi elettrici.
Gli analisti citano i progetti già in corso come il programma intrapreso nella città di Chicago (che coinvolge 100.000 persone), il progetto Proton di Ann Arbor, nel Michigan o i nuovi incentivi sull’acquisto dei veicoli elettrici adottati in diverse città del mondo. La prima città che fra dieci anni sarà dotata di macchine volanti del servizio ‘Uber-Air’ sarà Dallas. Si tratta di taxi volanti, così come hanno anticipato i ricercatori all’ultimo Uber Elevate Summit di Los Angeles.
I robot integreranno strettamente la tecnologia nel nostro lavoro, saranno gli assistenti perfetti in ufficio ma anche nel tragitto per arrivarci. Ci ricorderanno gli appuntamenti e ci mostreranno i progetti da ripassare mentre siamo in taxi grazie a capacità di olografia integrata a luce laser da proiettare ovunque. Ci sottoporranno le mail più importanti e smisteranno quelle inutili, renderanno efficaci le video conference call e prenderanno appunti delle decisioni prese in riunione. Nel 2030 la realtà virtuale sarà matura al punto che le esperienze lavorative si svolgeranno soprattutto a casa, cambiando radicalmente il tempo speso in ambienti non virtuali (come recandoci in ufficio e comunicando con i colleghi per via diretta). I robot saranno parte preponderante in ambito sanitario, applicati per la nostra salute, con opzioni avanzate di robotica al servizio della medicina di precisione che sarà il campo in cui si investirà di più nei prossimi anni.
Certo che esiste l’altra faccia della medaglia: oltre ai dubbi sulla crescente dipendenza delle nostre vite alla robotica che sarà sempre più autonoma e sfruttabile dal cyber-terrorismo, la tecnologia già oggi stabilisce solchi di esclusione sociale e la frattura è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Inoltre, noi e i nostri bambini, ci abitueremo ad una vita piuttosto virtuale a sfavore dello scambio reale di esperienze. I social network diverranno vita reale per quanto virtuali e vi si accederà non più solo dagli smartphone: saranno connesse le pareti, i vetri, gli specchi e chissà quanto altro. Si prospetta perciò un aumento di malattie da realtà immersiva come depressione e ansia se non saremo in grado di porre paletti e limiti in modo collettivo. Ci sono inoltre molti dubbi e critiche ricorrenti su quanto capitale umano sarà impiegato nel lavoro dei robot e se la bilancia sarà a favore delle persone o contro. Prepariamoci a trasformazioni profonde, già avviate in diversi settori. Mancano poco più di dieci anni.