Motocross nel bosco una ferita sul Calisio

«Camminavo sul sentiero 421, dal lago di Santa Colomba verso il rifugio Campel, quando ho sentito rombi pazzeschi provenire dalla direzione cui ero diretto. Poco dopo ho visto che nella boscaglia accanto si susseguivanoi i passaggi di una serie di moto da cross». Questa la testimonianza di un lettore dell'Adige che qualche giorno fa è rimasto allibito davanti alla scena che gli si è presentata, in pieno giorno, circa a metà strada fra il lago e il rifugio

di Zenone Sovilla

motocrossSANTA COLOMBA - «Camminavo sul sentiero 421, dal lago di Santa Colomba verso il rifugio Campel, quando ho sentito rombi pazzeschi provenire dalla direzione cui ero diretto. Poco dopo ho visto che nella boscaglia accanto si susseguivanoi i passaggi di una serie di moto da cross. Era come se si stessero sfidando in una gimkana tra gli alberi, utilizzando in questo percorso anche tratti del sentiero, il segnavia 422 che interseca il 421 per Cortesano proprio in quel punto, il cui toponimo è Dolasi, a quota 900 slm».


Questa la testimonianza di un lettore dell'Adige che qualche giorno fa è rimasto allibito davanti alla scena che gli si è presentata, in pieno giorno, circa a metà strada fra il lago e il rifugio. «Quando hanno notato che li stavo osservando e seguendo - racconta - i motociclisti abusivi, bardati con tute tecniche, si sono allontanati sgasando rumorosamente sul sentiero che scende verso Cortesano. Purtroppo erano mimetizzati tra i rami e non sono riuscito a fotografarli bene come volevo (comprese le targhe delle moto), però ho immortalato le tracce che hanno lasciato nel bosco. Avrei voluto anche affrontarli per chiedere loro conto della violazione che stavano commettendo, ma forse, dato che ero solo e loro almeno cinque-sei, è stato meglio così. Anche se, vista la sfrontatezza di questi personaggi, temo che ci saranno altre occasioni per simili incontri ravvicinati».


La conferma che non si tratta di un fenomeno episodico arriva dal presidente della commissione sentieri della Sat, Tarcisio Deflorian, attivo anche nell'associazione ecomuseo dell'Argentario. «Quest'anno - spiega - è la prima volta, ma in passato abbiamo ricevuto parecchie segnalazioni su questo tipo di trasgressione, sia per quanto riguarda il Caliso sia in altre zone di media quota in provincia. Succede soprattutto in primavera e nel tardo autunno. Abbiamo interessato il corpo forestale e mi risulta siano state rilevate diverse contravvenzioni. Certo, per chi spesso è in servizio da solo non è semplice l'opera di sorveglianza, tanto meno affrontare un gruppo che può anche incutere un certo timore. Il Calisio, fra l'altro, che presenta molteplici accessi e vie di fuga, nella vegetazione, è un'area complicata da controllare. Anche nei casi già noti, si trattava di motociclisti attrezzati di tutto punto, dunque non semplici ragazzini disobbedienti ma adulti consapevoli di violare le norme. Se qualcuno reputa che si debba permettere l'uso delle moto nei boschi, dovrebbe avere la maturità di farne una battaglia politica, non infischiarsi delle regole».


Deflorian sottolinea che qualcosa si potrebbe fare sul fronte della deterrenza, oggi rappresentata dalle pene pecuniarie (da 50 a 500 euro per i trasgressori sulle strade forestali, il doppio sui sentieri e dintorni): «Ma ciò che veramente avrebbe effetto sarebbe il sequestro del mezzo». Una problematica diversa che riguarda la rete dei segnavia Sat è il transito delle mountain bike, attualmente al centro di una riforma provinciale che dovrebbe diventare realtà entro qualche mese.

 

«Al momento - ricorda Deflorian - sono in vigore le vecchie regole (forse poco note) che consentono il transito solo dove il sentiero è largo almeno quanto la bici da mozzo a mozzo e la pendenza inferiore al 20%. Ma adesso è in dirittura d'arrivo il tavolo di lavoro sul tema e l'auspicio è che, varate le nuove norme, si arrivi al più presto alla definizione dei criteri attuativi per tracciare la rete cicloescursionistica, al di fuori della quale i percorsi saranno riservati a chi va a piedi. Da tempo la Sat suggeriva elementi di sicurezza e tranquillità per tutti i fruitori della montagna, che con il sistema attuale rischiano di trovarsi in situazioni pericolose, specie nei tratti particolarmente affollati. Il Calisio, peraltro, grazie all'ecomuseo, fa da apripista: oltre ai segnavia tradizioneli, infatti, sono presenti quelli estesi alla mtb (120 chilometri sui 180 totali), uno schema che andrà replicato in tutto il territoio provinciale».

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