Angela, volontaria in Congo «Servono muratori e idraulici»
Ci sono storie che a sentirle raccontare ti viene il magone. E ti confermi che il mondo è proprio storto. Angela Mora , lodronese, da due anni e mezzo in Congo come volontaria in un ospedale di missione. Congo, terra impegnativa; se poi vai nella zona di Goma, vicino al Ruanda... Diventa terra tragica, percorsa dai soldati congolesi, ugandesi e ruandesi, da ribelli dell'M23 e bande di LRA, tutti (come si può facilmente immaginare) armati fino ai denti
LODRONE - Ci sono storie che a sentirle raccontare ti viene il magone. E ti confermi che il mondo è proprio storto. Angela Mora , lodronese, da due anni e mezzo in Congo come volontaria in un ospedale di missione. Congo, terra impegnativa; se poi vai nella zona di Goma, vicino al Ruanda... Diventa terra tragica, percorsa dai soldati congolesi, ugandesi e ruandesi, da ribelli dell'M23 e bande di LRA, tutti (come si può facilmente immaginare) armati fino ai denti e vogliosi di... Fare giustizia? No. Nel sottosuolo ci sono uranio, coltan, ferro, insomma, affari. E sopra la terra, oltre ai morti da Kalashnikov, ora ecco quelli per epidemia di ebola.
«I missionari restano, ma noi laici via tutti, perché nessuno si prende la responsabilità di tenerci», racconta Angela, che si era convinta di tornare in Italia. Senonché è riuscita per miracolo a salire su un aereo cargo dell'Onu, prima che chiudessero l'aeroporto. «A quel punto Lisetta Bianchi , la responsabile per il Congo del Coe (Centro orientamento educativo) mi ha detto che c'era necessità di una persona per la distribuzione di farmaci (ciò che ho fatto in questo tempo) a sud, a Tshimbulu, zona tranquilla. Ho detto: "Provo un paio di mesi". Sono lì da otto».
Da cinque anni funziona un piccolo ospedale con 54 posti letto, cui se ne aggiungeranno 23 per la nuova pediatria in costruzione. Attorno ruotano 17 centri di salute. Primario dell'ospedale è Remy , medico chirurgo, aiutato da un collega. Da alcune settimane Remy è in Trentino per fare esperienza. «Io penso - racconta - che le conoscenze vadano sempre approfondite. Soprattutto mi preme approfondire le nuove tecniche della chirurgia».
La prima esperienza trentina Remy l'ha fatta presso la Croce Rossa: «Sono molto soddisfatto», assicura. Poi è passato all'ospedale di Tione, per capire l'organizzazione e l'anestesia. Il terzo incontro è con il Santa Chiara per la ginecologia. La prima causa di mortalità a Tshimbulu è la malaria; se la aggiungi alla malnutrizione... «Un altro punto di debolezza è la maternità e la ginecologia». Ospedale nuovo, ma c'è bisogno di tante cose: di un'ambulanza, per esempio. «Occorre migliorare la qualità delle prestazioni. Io sono venuto anche per vedere di approfondire gli interventi d'urgenza». Si rende conto Remy che non è sufficiente la tecnica, ma che serve la tecnologia, «però siamo abituati a lavorare con quel che abbiamo», si schermisce.
L'ospedale in cui lavorano Remy e Angela è del Coe, ma in zona esiste anche un ospedale generale congolese. «Attenzione - avverte Angela - che l'assistenza sanitaria è tutta a pagamento: medicine, operazioni, ricoveri. Noi badiamo di più ai bisogni dei poveri. Il Coe gestisce l'école maternelle (la scuola materna), il centro nutrizionale e la fattoria, che dovrebbe fornire alimenti alla scuola, all'ospedale e al centro nutrizionale». Perché il condizionale? «Perché non accade ancora: si sta lavorando. In più abbiamo una piantagione di palme da olio ed è in costruzione un oleificio. Infine, l'imprimerie, la copisteria, l'unica iniziativa che dà un piccolo guadagno grazie alle fotocopie per gli studenti e per gli uffici amministrativi e alle fotografie».
Terra misera: argilla e savana sterminate senza l'ombra di un albero. «Per procurarmi i medicinali mi reco a Kananga, 120 chilometri e 5 ore di strada: in genere si torna il giorno dopo». Finito il tirocinio, Remy tornerà, così come tornerà Angela. Ma l'auspicio è di coinvolgere volontari da qui. «Servirebbero un paio di persone che sappiano fare un po' di tutto: idraulici, muratori. Non abbiamo bisogno di grandi opere, ma di persone che sappiano darsi da fare - chiede Angela - e che possano rimanere per brevi periodi: due o tre mesi. Infine lavoriamo molto sulla formazione: qualsiasi specialista, sia medico che scolastico, è il benvenuto. Oggi siamo tre italiani, ma per quanto ci impegniamo arriviamo dove arriviamo.
La filosofia di Angela e dei suoi? «Al centro nutrizionale le mamme non devono aspettare sedute al cancello tutto il giorno che diamo da mangiare ai figli, ma devono partecipare: diamo loro la farina per impastare il pane. Hai visto mai che il giorno dopo facciano il pane per la loro comunità?».