Abbraccio partigiano per Radiosa Aurora
Di origini veneziane, classe 1919, Mario Bernardo è stato fra i protagonisti della Resistenza nelle vicine montagne bellunesi, come comandante delle formazioni garibaldine nelle quali erano inquadrate anche le due giovanissime martiri del Tesino, Clorinda Menguzzato «Veglia», seviziata e poi fucilata dai nazisti (nell'ottobre 1944, a Castello), e la sua amica Ancilla Marighetto «Ora», freddata con un colpo alla testa dopo essere finita nelle mani di una pattuglia del Corpo di sicurezza Trentino, Cst (nel febbraio 1945 al passo Broccon)
TRENTO - Con un intervento incentrato soprattutto sulla storia e le promesse della Costituzione repubblicana, Mario Bernardo , il partigiano Radiosa Aurora, ieri ha intrattenuto gli amici che gli hanno reso omaggio per iniziativa dell'associazione Ora Veglia onlus.
Di origini veneziane, classe 1919, Mario Bernardo è stato fra i protagonisti della Resistenza nelle vicine montagne bellunesi, come comandante delle formazioni garibaldine nelle quali erano inquadrate anche le due giovanissime martiri del Tesino, Clorinda Menguzzato «Veglia», seviziata e poi fucilata dai nazisti (nell'ottobre 1944, a Castello), e la sua amica Ancilla Marighetto «Ora», freddata con un colpo alla testa dopo essere finita nelle mani di una pattuglia del Corpo di sicurezza Trentino, Cst (nel febbraio 1945 al passo Broccon).
Ieri Radiosa Aurora ha ricordato vari passaggi storici, dallo Statuto Albertino del 1848 alle vicende che hanno condotto esattamente un secolo più tardi all'attuale Carta fondamentale entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Nel suo intervento, Bernardo si è soffermato sia sulle aspettative sia sulle delusioni legate alla costruzione repubblicana, specie se messe in relazione con la lotta partigiana e gli ideali democratici dei suoi protagonisti.
«A 70 anni dalla caduta del fascismo e dall'inizio della Resistenza - scrive l'associazione Ora Veglia - il partigiano Radiosa Aurora ha ancora la voglia e la forza di combattere, per difendere quel cuore generoso che fu protagonista nella guerra insidiosa di liberazione dal nazifascismo, un cuore coraggioso che ha lottato ora contro i problemi di salute. La conversazione con lui è un modo per tenere vivo lo spirito che ha permeato la lotta di Liberazione, brindando alla democrazia».
Mario Bernardo, che dopo la guerra è diventato una figura di primo piano del mondo del cinema (direttore della fotografia per molti grandi maestri nonché regista a sua volta), era ufficiale alpino di stanza in Alto Adige quando arrivò l'8 settembre. Riuscì con alcuni commilitoni a sfuggire ai nazisti, supportati da forze locali, e riparò in una casa di montagna che la famiglia (padre veneziano, madre bellunese) aveva a Bieno, nel Tesino (dove Radiosa vive tuttora). Qui animò un primo tentativo di dar vita alla guerriglia ma non c'erano le condizioni per un successo e quindi si aggregò alle forze garibaldine del Bellunese. Ebbe ruoli di comando dapprima nella brigata Gramsci sulle Vette Feltrine, dove nacque l'operazione che condusse al varo del battaglione Gherlenda in Tesino, e poi con la divisione Belluno proprio sui monti che sovrastano il capoluogo della vicina provincia dolomitica. Radiosa Aurora si distinse in numerose azioni e, data la sua competenza specifica, diede un contributo importante alle azioni armate, specie in relazione all'utilizzo dell'artiglieria e degli esplosivi. Nel settembre 1944 riuscì con alcuni compagni a mettersi miracolosamente in salvo durante il tragico rastrellamento sul monte Grappa, quando ingenti reparti nazifascisti circondarono il massiccio e massacrarono anche civili in un'operazione che rappresentò un colpo durissimo per la Resistenza (più di 500 morti e 400 deportati).
Radiosa Aurora ieri ha voluto menzionare anche una pagina negletta della storia trentina: il nucleo armato di resistenti molto attivo nei primi mesi del 1944 in val Cadino (passo Manghen), poi sterminato dai nazisti. Dopo la Liberazione, Bernardo fu inviato a Trento per guidare la polizia partigiana, ma in breve tempo prese atto della impossibilità di procedere realmente nei riguardi dei numerosi e zelanti collaborazionisti. Una delusione che indusse amaramente Radiosa Aurora a lasciare l'incarico anzitempo.