«Manomissioni nel biotopo»
Un grido (di dolore o di rabbia?) sale dagli ambientalisti del lago d'Idro. No, stavolta non c'entrano i livelli, le terze gallerie, l'inquinamento. Stavolta, e non è la prima volta, nel mirino c'è l'amministrazione comunale di Bagolino, di cui Ponte Caffaro è frazione e titolare della riva nord-occidentale del lago, al confine con il territorio trentino di Bondone.
Un grido (di dolore o di rabbia?) sale dagli ambientalisti del lago d'Idro. No, stavolta non c'entrano i livelli, le terze gallerie, l'inquinamento. Stavolta, e non è la prima volta, nel mirino c'è l'amministrazione comunale di Bagolino, di cui Ponte Caffaro è frazione e titolare della riva nord-occidentale del lago, al confine con il territorio trentino di Bondone.
«Sono in corso opere di interramento dell'area umida situata in sponda destra del fiume Chiese, a Ponte Caffaro, da parte dell'amministrazione comunale, allo scopo di favorire l'accesso al lago da parte dei kytesurfer che frequentano la zona (che peraltro potrebbe essere studiato per avvenire nel rispetto dell'ambiente naturale, senza disturbarlo, manometterlo e alterarlo)».
Questo il messaggio. Già sul kytesurf e sulla sua pericolosità si erano lamentati in parecchi qualche anno fa, facendo infuriare l'assessore frazionale Enzo Melzani , il quale aveva replicato che tutti gli sport del vento sono puliti.
Sarà pure vero, ma se per favorire i kytesurfer (quelli che viaggiano sull'acqua appesi ad un aquilone) si rovina la sponda... «In questo punto - sono sempre i protezionisti a parlare - la riva digrada molto dolcemente; è quel che resta di un'area umida molto più vasta, in cui era presente un fossone, che è stato interrato nella seconda metà del secolo scorso. Grazie alla lieve pendenza ed alla vicinanza con il SIC IT3120065 "Lago d'Idro" (sito di interesse comunitario di pregio ambientale, ndr ), situato in sponda orografica sinistra del Chiese, a Baitoni, e al parco fluviale sullo stesso Chiese, l'area è estremamente importante per più motivi».
Il primo: «La presenza di uccelli d'acqua: alcuni vi nidificano, altri la frequentano per nutrirsi frugando con il becco nel limo del fondo digradante; abbiamo personalmente avvistato martin pescatori, svassi, folaghe, tuffetti, gabbiani, gallinelle d'acqua, aironi cinerini, cannareccione, migliarino di palude, garzetta, piro piro, culbianco, cormorani».
Il secondo: «La presenza di anfibi: rane e rospi». Il terzo: «Pesci che si riproducono o nutrono sul basso fondale sabbioso, come ad esempio carpe, lucci, persici, anguille».
Chi protesta ricorda che «biotopo è un'area di limitate dimensioni (ad esempio uno stagno, una torbiera) dove vivono organismi di una stessa specie o di specie diverse. Esso è la componente fisica e chimica di un ecosistema ed è quindi di grande importanza perché spesso rappresenta l'unico luogo dove vivono specie autoctone».
Categorici i protezionisti: «Gli interramenti delle zone umide non sono consentiti dalla normativa vigente. Anzi, molte amministrazioni comunali hanno cominciato a tutelare le zone umide e i canneti presenti nel loro territorio (vedi il comune di Storo a Darzo, in prossimità del Chiese, che ha proceduto addirittura all'allagamento di alcune aree per ricreare gli ambienti umidi un tempo presenti; e i Comuni di Desenzano, Lonato, Padenghe e Sirmione intervenuti per la riqualificazione culturale ed ambientale delle aree umide e dei canneti nel basso Garda».
Gli ambientalisti concludono duramente: «L'alterazione dello stato dei luoghi e le attività di movimento terra per variarne i livelli distruggerebbero quel digradare lento di limo che è estremamente importante per la sopravvivenza delle rare specie di fauna e flora presenti». Per ora la denuncia è solo giornalistica. Domani...