Prostituzione, il sindaco di Bolzano rilancia «Va regolarizzata, dobbiamo fare come in Germania»
In merito al dibattito sulla prostituzione il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi intende ancora una volta ribadire e sottolineare che: «Non si tratta di voler riaprire le case chiuse, ma di intervenire per porre fine a quei fenomeni come la violenza, la delinquenza la sopraffazione e lo sfruttamento che inevitabilmente si legano all'attività della prostituzione di strada».
Il sindaco sottolinea che «dal 2002, ad esempio in Germania, la prostituzione con apposita legge approvata trasversalmente dalle varie forze politiche, è considerata a tutti gli effetti un'attività legale. Chi decide di esercitarla, può farlo in forma autonoma o con un normale contratto di lavoro, essere iscritta alla previdenza sociale ed essere tutelata in varie modi e forme. La stessa normativa persegue per altro lo sfruttamento della prostituzione ponendo anche ovviamente il divieto di indurre alla prostituzione minorile».
«Con la mia proposta all'Anci - prosegue Caramaschi - intendo aprire un confronto con gli altri sindaci su come, anche in Italia, possa essere regolamentata tale attività, alla luce anche di tutti i cambiamenti sociali in atto anche nel nostro Paese. Arrivare cioè ad una proposta di legge che vada a normare il fenomeno secondo un regolamento, da adottarsi su libera scelta di ogni Comune».
Secondo il sindaco, «il punto nodale dovrebbe prevedere la tutela chi decide di esercitare la prostituzione, attivando quindi i controlli sanitari, la registrazione a livello fiscale con il pagamento delle tasse dovute, il controllo delle imprese che andrebbero ad operare in questo settore».
«Oggi i Comuni non hanno alcun strumento per tutelare le prostitute, agire contro il racket che le schiavizza e le controlla. Non ci sono infatti strumenti concreti per agire contro lo sfruttamento della prostituzione. In Italia, a quante pare, giacciono inevase una ventina di proposte di legge sul tema. Siamo il Paese - conclude il sindaco - che più di ogni altro al mondo apre "tavoli di discussione" (una sorta di grande mobilificio permanente) senza però arrivare quasi mai ad alcun risultato concreto».