Arruolavano prostitute 14 persone a processo
Un patteggiamento, otto rinvii a giudizio e sei che hanno scelto di andare a processo con la formula del rito abbreviato. Sono queste le decisioni del Gup del Tribunale di Bologna, Alberto Ziroldi, nei confronti dei 15 imputati accusati dalla Procura di far arrivare in Italia giovani ragazze nigeriane per poi obbligarle a prostituirsi. La vicenda risale al luglio del 2017 quando i carabinieri smantellarono un gruppo che controllava il traffico dei clandestini e Bologna secondo gli investigatori era diventato lo scalo principale: in tutto ci furono 11 arresti e altre 4 persone vennero indagate a piede libero, i provvedimenti scattarono anche a Bolzano, Modena e Crotone.
Per i carabinieri le ragazze venivano attirate con la promessa di una vita migliore, poi prima di partire venivano praticati loro i riti vodoò a garanzia del pagamento a viaggio compiuto. Quindi le giovani erano sottoposte a violenze e privazioni durante i 6.500 chilometri di percorso e infine assoggettate e obbligate a prostituirsi in Italia, per saldare il debito. L'inchiesta partì dalla denuncia di una vittima, una 24enne, che si era rivolta ai carabinieri dopo una serie di violenze sessuali che le provocarono lesioni permanenti e la contaminazione dell'Hiv.
Secondo gli investigatori al vertice della banda di stranieri c'era una 38enne nigeriana (difesa dagli avvocati Rocco Cariglino e Filippo Furno), residente a Bologna. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla tratta, alla riduzione in schiavitù, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e della prostituzione, oltre che a violenza di gruppo.