Torbole sposta le bancarelle, basta ambulanti sul lungolago

Il vicesindaco Masato: «Trattativa difficile, li spostiamo in piazzetta Lietzmann, appena un po' più defilati»

di Chiara Turrini

Sono state spostate le bancarelle di merci etniche sul lungolago torbolano oltre il bar Alla Sega. Cappelli, occhiali da sole, borse e braccialetti: d’ora in avanti gli esercenti proporranno la mercanzia in uno spazio di piazza Lietzmann, nell’area a fianco i servizi igienici a pagamento.

Da tempo i cittadini chiedevano che il tratto di passeggiata a ridosso di Casa Beust fosse liberato dall’ingombro degli ambulanti. Ora il marciapiede (vedasi la foto di Aldo Tavernini) è interamente a disposizione dei pedoni, così come le panchine, spesso ostaggio degli imballaggi necessari alle merci da vendere.

La pagina Facebook «Amo Torbole», animata da alcuni cittadini, porta avanti da mesi un messaggio di sensibilizzazione per il ripristino e contro il degrado del lungolago.

Le bancarelle potranno continuare ad offrire la loro merce, ma lo faranno poco distante, in posizione più defilata, ossia tra la piazza e la Colonia Pavese, a fianco delle toilette a pagamento.

«Era nel nostro programma – dice il vicesindaco e assessore competente Luigi Masato – Abbiamo dovuto mediare con esercenti e rappresentanti di categoria, Confcommercio in primis, ma alla fine, trovato il compromesso, le bancarelle avranno un’altra collocazione».

In una nuova posizione, meno invasiva rispetto al traffico di persone del lungolago, sul limitare della piazza vicino alla Pavese, i quattro esercenti e le loro sei bancarelle potranno continuare l’attività. Il contratto dei venditori, stipulato con le precedenti amministrazioni, prevede l’esercizio fino al 2017, ma anche qui potrebbero in futuro arrivare delle novità.

«In origine i patti erano che le bancarelle avrebbero dovuto offrire merci di tipologia etnica, ma con gli anni questa clausola è andata a perdersi – continua Masato, spiegando che in effetti oggi lì si vende un po’ di tutto, ma di certo non oggettistica etnica. E così l’amministrazione si schiera a favore della tipologia originaria delle merci, tornando a chiedere il rispetto del vincolo etnico quando si tratterà di rinnovare il contratto. «In futuro verificheremo la disponibilità ad obbedire al vincolo delle merci etniche» conclude il vicesindaco Masato.

 

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