Arco: Italia Nostra parte civile sul caso ex Argentina

L’associazione ambientalista, presieduta dall’architetto Beppo Toffolon, ha già provveduto a nominare un proprio legale di fiducia (l’avvocato Nicola Stolfi di Trento) che la rappresenterà in giudizio

L’associazione ambientalista «Italia Nostra» si costituirà parte civile nel procedimento a carico dei dieci indagati (tra cui l’attuale vicesindaco di Arco Stefano Bresciani) nell’ambito dell’inchiesta sull’operazione ex Argentina. Il via libera ai vertici provinciali è arrivato direttamente da Roma e l’associazione ambientalista, presieduta dall’architetto Beppo Toffolon, ha già provveduto a nominare un proprio legale di fiducia (l’avvocato Nicola Stolfi di Trento) che la rappresenterà in giudizio.

La costituzione in giudizio vera e propria verrà formalizzata in occasione dell’udienza preliminare a seguito delle richieste di rinvio a giudizio già firmate dal sostituto procuratore Valerio Davico, titolare dell’inchiesta. Le notifiche sono in corso proprio in questi giorni e quando verranno completate decorreranno i venti giorni di legge prima della fissazione dell’udienza davanti al gup del tribunale di Rovereto. Che dovrebbe comunque svolgersi entro l’inizio dell’estate.

Gli indagati sono l’imprenditore rivano Roberto Miorelli (legale rappresentante della società Cosmi srl), il fratello Gianluca Miorelli (all’epoca amministrazione delegato della Cosmi spa, ora Cosmi srl), l’attuale vicesindaco di Arco Stefano Bresciani (Patt), la dirigente dell’area tecnica del Comune Bianca Maria Simoncelli, la funzionaria dell’ufficio edilizia privata del Comune Tiziana Mancabelli, i membri della commissione edilizia del 2009 Massimo Favaro e Giorgio Bellotti e i progettisti della «Cosmi srl» Bruno Ferretti, Alessio Bolgan e Mariano Zanon, quest’ultimo direttore dei lavori.

A carico di tutti la Procura contesta il reato di «lottizzazione abusiva aggravata in concorso» in quanto avrebbero consentito la realizzazione dell’intervento edilizio in contrasto con l’articolo 75 del Piano regolatore generale e del regolamento edilizio del Comune di Arco. A carico dei funzionari pubblici, e quindi in primis anche dell’attuale vicesindaco Stefano Bresciani, la Procura contesta anche il reato di «abuso d’ufficio» che si sarebbe consumato nel momento in cui «si autorizzava la costruzione del complesso pressoché in muratura, in contrasto con quanto previsto dal Prg che prescriveva “si dovranno prediligere soluzioni architettoniche leggere caratterizzate dall’uso di legno, acciaio e vetro”».

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