I "focolai" di Alto Garda e Ledro: 95 i casi
Un giorno di “tregua” anche nell’Alto Garda. Dai numeri diffusi ieri da Provincia e Azienda sanitaria emerge, dopo cinque giorni da dimenticare, un quadro diverso ma che non deve far illudere nessuno. Il picco epidemico non è ancora arrivato, siamo in pieno allarme, nessuno deve distrarsi dal rispetto delle norme in vigore.
Ciò detto avere 8 casi in più in un giorno invece di 48 in più registrati domenica non è certo una brutta notizia. Anche perché dai numeri emerge un altro elemento importante: i tre focolai esplosi tra giovedì e sabato alle case di cura «Eremo» e «Villa Regina» di Arco e domenica alla casa di risposo «Giacomo Cis» di Bezzecca sembra vadano stabilizzandosi. Purtroppo dalla Val di Ledro arriva la brutta notizia: anche il secondo paziente della «Cis» che era stato trasferito in pneumolgia ad Arco non ce l’ha fatta, proprio come la donna 87enne morta sabato. Si tratta, questa volta, di un arcense di 78 anni che da tempo era ospite della struttura ledrense.
In valle i casi totali sono quindi 37, di cui 34 tra pazienti e ospiti della «Cis» e altri 3 tra i residenti (persone giovani, in buone condizioni, in quarantena a casa). Cresce ma di poco il conto dei contagiati ad Arco, che si è scoperta purtroppo tra gli epicentri dell’epidemia in Trentino soprattutto per quanto accaduto nelle due cliniche private: si passa dai 42 casi di domenica ai 45 di ieri. Il sindaco Betta, aggiornando i concittadini, segnalava che nessuno dovrebbe essere in condizioni critiche anche se almeno due pazienti sono in condizioni «severe».
Il bilancio del primo giorno di questa settimana - che per tutti sarà comunque decisiva per la diffusione del virus - si ferma quindi a 95 casi accertati tra l’Alto Garda e la Val di Ledro, di cui almeno 80 interni alle tre strutture assistenziali in cui sono stati scoperti i focolai («Eremo» 30, «Villa Regina» 13, «Cis» 37).
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