L'assessore Bisesti promette: «Presto i soldi per far rinascere Castello e borgo»
Nello storico maniero l'incontro fra ammjnistratori locali, presenti e passati, e studiosi, per fare il punto sulle iniziative necessarie per mettere in sicurezza la cinta muraria, riaprire il castello ai visitatori e pensare a un futuro cantiere per risolvere definitivamente i problemi attuali e ampliare l'utilizzo di uno dei luoghi più suggestivi della zona
DRENA. Il castello di Drena tornerà al suo antico splendore, ripristinando la «ferita» alla sua cinta muraria (oltre 200 mq di mura cadute nelle prime ore del 1° giugno 2018), ma tempi, modalità e costi dell'intervento restano incerti ed in parte da chiarire, nonostante le rassicurazioni date ieri a CasetlDrena dell'assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti.
Partecipato incontro allo stesso castello tra sindaci ed amministratori attuali e del passato di Drena, Arco e della Comunità di Valle, accanto a studiosi e ricercatori, teso a spiegare storia, valenza culturale e ipotesi di recupero di uno dei castelli più noti dell'Alto Garda.
Un confronto voluto dalla lista di minoranza «Futuro e Identità» (Simone Bombardelli, Sebastiano Miori, Matteo e Roberto Bortolotti) in collaborazione con la giunta drenese guidata dalla sindaca Giovanna Chiarani e i primi cittadini emeriti Fabio Zanetti e Tarcisio Michelotti, che hanno evidenziato i passi per mettere in sicurezza la cinta muraria, riaprire il castello ai visitatori (numerosi anche ieri) e giungere ad un progetto concreto di ricostruzione di cinta muria e riutilizzo della lizza.
Se Gianni Morandi commissario della Comunità Alto Garda e Ledro e sindaco di Nago-Torbole e il sindaco di Arco Alessandro Betta hanno ribadito con lo storico maniero sia non solo simbolo e occasione di sviluppo per Drena, ma anche tassello della storia dell'Alto Garda, e punto di partenza per nuovi progetti e proposte promozionali. Concetti confermati dal direttore dell'Apt Alto Garda Oskar Schwazer, evidenziando come la proposta turistica dell'Alto Garda non si possa limitare all'out-door, ma diventare un mix di natura, enogastronomia, storia e cultura.
Nelle sintesi dello storico arcense Romano Turrini (autore di vari volumi su Drena e il suo castello) sono emerse le tappe di evoluzione e sviluppo del castello: nell'età del bronzo era un castelliere, appartenne ai Conti di Saiano e d'Arco, prima di essere bombardato dalle truppe del generale francese Vendome nel 1703, ed essere acquistato nel 1981 dal comune di Drena completando nel 1989 il suo restauro.
Le ricercatrici Cinzia d'Agostino (Soprintendenza provinciale) e Alessandra Quendolo (Facoltà d'Ingegneria di Trento) hanno infine ripercorso analisi storiche degli ultimi mesi, avviando le prime ipotesi di recupero e ricostruzione delle mura anche con l'uso delle pietre e delle tecniche originarie (già illustrate su l'Adige ndr).
«Per il recupero della cinta muraria serviranno circa 1,4 milioni di euro (tre i lotti previsti) - ha concluso l'assessore provinciale Mirko Bisesti - nell'assestamento del prossimo bilancio provinciale la giunta intende stanziare le prime somme, valorizzando il castello e l'intero borgo di Drena, uno dei piccoli ma preziosi scrigni del nostro Trentino».
Saluto finale in video del presidente del Mart Vittorio Sgarbi che ha invitato ad un recupero innovativo e con moderne tecnologie (con giochi di luci ed effetti scenografici già usati dall'artista Edoardo Tresoldi nella Basilica di Siponto a Manfredonia). «Con Vittorio Sgarbi mai nulla è scontato o impossibile - ha detto l'assessore Bisesti anche sulla possibile presidenza del Mag affidata al senatore - è da tempo vicino al Trentino e alle sue realtà culturali e museali: un discorso oggi prematuro».