Ledro, da lunedì 1500 persone senza medico di base, rabbia contro la Provincia, pronti a scendere in piazza
Dovrebbero esserci quattro dottori, ce ne sono solo 2. E i sostituti promessi da Segnana? «Chi viene in servizio a Ledro se ne va poco dopo. Non siamo cittadini di serie B, e votiamo»
IN MAGGIO La denuncia del Comune, la risposta dell'assessora provinciale
I CONSIGLIERI SItuazione difficile, nonostante le promesse da Trento
LEDRO. «Non siamo cittadini di serie B e siamo pronti a scendere in piazza per reclamare il nostro diritto alla salute». In valle la situazione sanitaria si fa sempre più critica ed i ledrensi, esasperati dal carosello di promesse della politica provinciale, sballottati dal continuo girotondo di medici di base, sono ora sul piede di guerra. Alle sfuriate virtuali ed agli sbotti lanciati sui canali social, stanno cominciando a fare seguito, in questi giorni, gesti concreti di protesta. Che potrebbero presto portare il clima di tensione a surriscaldarsi a tal punto da far convogliare la popolazione verso azioni di rimostranza più dure e mirate come, appunto, le proteste in piazza.
Nel frattempo, iniziano a fioccare sul tavolo del presidente Fugatti le lettere che i privati cittadini, bypassando l'amministrazione comunale, inviano ai vertici provinciali nella speranza di essere ascoltati.
«Tra pochi giorni 1500 ledrensi, tra cui molti anziani, rimarranno di nuovo senza medico, in balia di se stessi: nessuna comunicazione da parte dell'Azienda sanitaria, nessuna informazione dal Comune - scrivono - la gente è sconcertata: non possiamo andare avanti così! Gli unici due medici di base presenti in pianta stabile sono già oberati di lavoro e non possono accollarsi nuovi pazienti. Da lunedì prossimo, se queste 1500 persone avranno bisogno di un medico, di un certificato, di un consulto a domicilio, di un'impegnativa per visite o esami, di una semplice ricetta, a chi dovranno rivolgersi? Al Pronto soccorso di Arco o al 112, anche se non c'è emergenza? Vogliamo sapere per quale motivo, specialmente in questi ultimi anni, chi viene in servizio a Ledro se ne va poco dopo: di chi è la responsabilità? Queste 1500 persone pagano le tasse come tutti: perché non possono avere un medico di riferimento come gli altri? Perché vengono abbandonate in piena pandemia?».
E ancora. «Abbiamo solo due medici anziché quattro - si legge in un'altra missiva, sottoscritta da numerosi cittadini - nel tentativo di riparare a questa situazione e di coprire la zona carente, in particolare i due paesi di Tiarno di Sopra e Tiarno di Sotto, sono stati arruolati dei professionisti che nel giro di poco tempo se ne sono andati. Da questi, ci siamo sentiti dire che il numero di pazienti in carico è elevato, che siamo una valle difficile da gestire, che siamo lontani dall'ospedale e non abbiamo nemmeno un servizio di guardia medica, che gli ambulatori sono sprovvisti di materiale sanitario. Possiamo dire quello che noi, "cittadini di serie B" (ma votanti), stiamo provando sulla nostra pelle. Viviamo nell'incertezza: oggi abbiamo il medico, domani forse. E se lo avremo, per quanto rimarrà? Un mese, perché poi "scapperà" anche questo? Alcuni di noi sono persone ammalate, con una lunga storia clinica alle spalle, altri sono anziani che necessitano di punti di riferimento sanitario stabili, altri ancora sono pazienti con disabilità fisiche, che faticano a muoversi, o disabilità psichiche, con difficoltà ad instaurare rapporti di fiducia con figure mediche in continuo avvicendamento: siamo spaventati, arrabbiati e impotenti, perché oltre ad essere orfani di certezze ci sentiamo abbandonati in piena pandemia».
Infine: «Ai giovani è stato suggerito di affidarsi ai medici fuori valle (era stata la “ricetta” suggerita dal dottor Ferro, che oggi dirige l’Azienda Sanitaria, ndr): dovranno quindi prendere mezza giornata di permesso dal lavoro, fare 25 chilometri per una ricetta? E se il giovane non sta bene, se non può guidare, se non ha ancora la patente, verrebbe visitato a domicilio dal medico che non ha ambulatorio in valle? La salute è un diritto sancito dalla Costituzione: perché non possiamo accedere nemmeno al servizio base?».