Canti di confine al rifugio Carducci ricordando l'orrore della Grande Guerra
Domenica 26 luglio al rifugio Carducci si canta sul confine, in Cadore (Belluno), per ricordare le vittime della Grande Guerra e rinsaldare l'amicizia, la vicinanza e la solidarietà di oggi fra le genti dolomitiche. Tra la Croda dei Toni e il Popera si ascolteranno le note di “Se fossi una rondinella…” e altri commoventi canti di guerra, di vita e di dolore messi in musica dal gruppo Al Tei. Il noto gruppo bellunese suona tra quelle stesse crode che, cento anni fa, vibravano per colpi di mortai, esplosioni, spari e videro scorrere tanto sangue di popoli confinanti, da sempre amici.
L’iniziativa è organizzata dall’associazione Isoipse in collaborazione con il rifugio Carducci (Cai di Auronzo di Cadore), gestito da Giuseppe Fabbro Monti.
Ecco il comunicato stampa diffuso dagli organizzatori.
«L’evento, unico sulle Dolomiti, rientra nella rassegna "Rifugi di cultura" che quest’anno include 12 iniziative culturali organizzate in rifugi di tutta Italia, rassegna promossa e sostenuta dal Grup di Cadorepo Terre Alte del Cai nazionale.
Canti sul Confine è anche evento della Rete del Dolomites Unesco LabFest, il Festival che dal 28 al 30 ad Auronzo parlerà di #SCONFINI tra genti dolomitiche in pace e in guerra e di molti altri confini visibili e invisibili. “La musica ci è sembrata il linguaggio migliore per raccontare quello che è stato il primo conflitto mondiale tra le nostre montagne - dicono gli organizzatori - e per riempire di emozioni quegli spazi che hanno unito e diviso, per poi unire ancora, oggi, le genti di montagna”.
Il gruppo Al Tei, da sempre attento alla riscoperta ed alla valorizzazione del patrimonio musicale di tradizione, è stato apprezzato in diverse occasioni anche dal pubblico trentino, come parte del'Orchestra popolare delel Dolomiti, in scena anche in città, l'anno scorso per Contrada Larga e un paio d'anni fa a Itinerari Folk.
Al Tei propone qui un nuovo repertorio dedicato alla rilettura di alcuni dei più suggestivi canti del repertorio bellico. Molti di questi canti sono ben noti perché interpretati di frequente con arrangiamento corale; Al Tei semplifica le armonizzazioni, limita la retorica che nel corso dei decenni, inevitabilmente, si è accumulata, per cercare di far emergere il pathos semplice e sincero che permea questi brani. Si scopre allora che molti dei canti della Grande Guerra hanno radici ben più antiche: la cultura e la musica popolare sono un fiume che attraversa le epoche e che, scontrandosi con il terribile evento bellico, ne viene massicciamente influenzato.
Melodie antiche unite a parole moderne dalle quali emerge il trauma che la guerra moderna ha rappresentato per le masse popolari. Dalla maggior parte dei canti della Grande Guerra emerge soprattutto un sentimento di tristezza, il rimpianto per la gioventù che va sottoterra, il dolore per l’amore lontano, i patimenti, raramente nei testi si scorge la figura del nemico e piuttosto rari sono i momenti trionfalistici.
Domenica, al Carducci, si ricorda la storia e si guarda al futuro, si rimane in ascolto delle emozioni più universalmente umane, immersi in un contesto naturale aspro e totalizzante».