Cavalese, in difesa dell'ospedale
La sospensione del provvedimento che taglia la chirurgia d’urgenza all’ospedale di Cavalese e la presentazione di «un piano complessivo per la salute sul quale aprire un confronto politico, aperto anche ai territori, dal quale esca una sintesi che, in maniera seria e responsabile, consegni al Trentino un sistema sanitario che garantisca a tutti i cittadini un servizio efficiente, sicuro e al passo con i tempi»: questa la richiesta avanzata dai consiglieri provinciali Giuseppe Detomas> e Piero De Godenz, rispettivamente presidente e membro della 4ª commissione consiliare permanente «Politiche sociali e sanità». Detomas si rammarica, in una nota diffusa ieri, di essere costretto a venire a conoscenza, per l’ennesima volta, dei provvedimenti che riguardano i servizi sanitari dalla stampa.
«È dall’inizio della legislatura che con il collega De Godenz chiediamo di conoscere qual è il disegno che l’assessorato e l’Azienda sanitaria hanno in mente per la sanità trentina e qual è il ruolo che si pensa di assegnare ai presidi ospedalieri delle periferie - afferma ancora Detomas -. Si tratta di una questione di metodo, ancor prima che di merito».
Detomas si è quindi consultato con il collega De Godenz e, preso atto della situazione, si è subito attivato per chiedere la sospensione del provvedimento e la presentazione al Consiglio provinciale e alla Commissione competente del piano complessivo di riorganizzazione dei servizi sanitari su tutto il territorio trentino.
Il consigliere De Godenz, dal canto suo, rincara la dose: «Non è solo una questione di metodo, poiché non si capisce il senso, le ragioni, la logica di tali provvedimenti, se non quella economica. Non si capirebbe altrimenti il motivo per cui assistiamo ad uno stillicidio di iniziative isolate, adottate senza una visione complessiva e di prospettiva, che riguardano essenzialmente il taglio di servizi negli ospedali periferici. Ciò è inaccettabile!».
I due consiglieri sottolineano poi che tali provvedimenti finiscono per essere letti, sia dalle istituzioni locali, sia dai cittadini residenti nelle vallate, come attacchi ai loro diritti con una logica di continuo accentramento dei servizi a scapito dei residenti nei territori più periferici.
«La questione è politica. Sin dagli anni sessanta, la classe politica trentina si è distinta per la capacità di gestire con equilibrio il rapporto centro / periferie - ricordano i due consiglieri -. Ha fondato il proprio sistema autonomistico sulla ricerca continua di politiche tese a garantire buoni livelli di servizi anche nelle vallate, con una distribuzione delle risorse tale da evitare ciò che è accaduto nelle regioni montane a noi confinanti che non godono di un sistema ad autonomia differenziata: l’emigrazione e l’abbandono della montagna. In questi ultimi tempi, alla crisi economica e alla scarsità di risorse, pare si sappia solo rispondere con la logica della razionalizzazione e dell’accentramento. Risposta semplicistica e spesso inefficace. Ed è la stessa che ci sta proponendo Roma e che la nostra Provincia Autonoma respinge con forza. Coerenza vorrebbe che il rispetto per le specificità che rivendichiamo a livello statale - concludono - sia un principio a cui ci si attiene anche nella gestione della nostra provincia».