Addio a Francesco Delladio Fondatore della «Sportiva»
Il mondo dell’imprenditoria, della montagna e tutta la Val di Fiemme sono in lutto con la sua famiglia per la morte di Francesco Delladio, presidente della «Sportiva»
Il mondo dell’imprenditoria, della montagna e tutta la Val di Fiemme sono in lutto con la sua famiglia per la morte di Francesco Delladio, presidente della sportiva. Nato nel 1927 a Tesero, Francesco ha dedicato tutta la sua vita all’azienda facendola crescere ogni giorno con idee, innovazioni, passione e duro lavoro: valori per i quali La Sportiva è riconosciuta oggi in tutto il mondo e che continuano a vivere nelle nuove generazioni ed in tutte le azioni dell’azienda.
La salma si trova nella camera mortuaria della Casa di Riposo di Predazzo. Verrà portata presso la sede dell’Azienda a Ziano di Fiemme domani mattina 1° luglio alle ore 10. L’attività lavorativa sarà sospesa per tutta la giornata di mercoledì in segno di lutto.
Francesco Delladio lascia un grande vuoto non solo in Azienda, ma anche in tutta la Comunità della Val di Fiemme che potrà tributargli l’ultimo saluto a Tesero presso la chiesa di Sant’ Eliseo, mercoledì 1° luglio alle ore 18.30. La salma sarà in Chiesa a partire dalle ore 17.
«La Sportiva» nacque nel lontano 1928 e fu proiettata nel grande mercato mondiale dall’esplosione dell’arrampicata libera degli anni ‘70 da Francesco e dai suoi figli. Oggi, fra i 140 dipendenti della sede di Ziano, il coinvolgimento degli esperti è ancora essenziale.
Oggi il fatturato aziendale è di venti milioni di euro, la ditta vende 420 mila paia di scarpe, in tutto. L’80% della produzione va all’estero, negli Usa - con distribuzione diretta, la sede è in Colorado - dove La Sportiva è leader dell’arrampicata e dell’alta montagna con il 67% delle quote di mercato. «La nostra filosofia è fatta di investimenti e innovazione. I direttori vendite sono utilizzatori, finito il lavoro vanno a correre o vanno in falesia, molti brevetti sono nostri. Cresciamo fra il 6 e l’8% annuo» spiegavano in un’intervista i responsabili.
Oggi parte della produzione è delocalizzata in Cina e Romania: «In Cina produciamo in un’azienda che ha 9 mila dipendenti e vendiamo. Andiamo in Cina perché con la produzione di valle non potremmo vivere. E qui non ci sono spazi. Il 25% del fatturato è in quei due Paesi, ma abbiamo portato là solo le scarpe che non sono producibili in Italia, come quelle da trekking di livello medio. La nostra forza è tenere blindata la fabbrica, affinché non escano idee. Siamo copiati da tutti, ma dopo 8 mesi, un anno dall’uscita dei modelli».
Oggi l’azienda investe in pubblicità il 6,5% nei sei, sette siti Internet migliori al mondo, per esserci come banner e come prodotti. Un ufficio marketing interno ogni giorno aggiorna il sito Web».